rotate-mobile
Cinisello Balsamo Loreto / Piazzale Loreto

Protesta dei "Forconi" in piazzale Loreto, il racconto di un cinisellese

Pubblichiamo il bellissimo racconto del segretario del Prc Massimiliano Lio che prova a descrivere quello che ha visto durante la protesta dei Forconi di piazzale Loreto a Milano (mercoledì 11 dicembre)

Pubblichiamo quasi interamente il bellissimo racconto del segretario del Prc Massimiliano Lio che prova a descrivere quello che ha visto durante la protesta dei Forconi che si è svolta in piazzale Loreto a Milano nel tardo pomeriggio di mercoledì 11.

«Due/trecento persone dietro un grande striscione nero scritto a caratteri in stile fascista, contro le banche e il governo, viene esposto al traffico di Corso Buenos Aires bloccato: agli automobilsti che riescono a passare uno a uno gridano “devi leggere lo striscione!”. Di contorno qualche fumogeno, tre/quattro tricolori, un paio di troupe tv, un pupazzo appeso a un lampione».

«Il blocco è mobile, si sposta da una delle grandi arterie del rondò a un’altra, cinque/dieci minuti e via alla prossima. Il grande striscione è sostenuto da giovani poco più che maggiorenni, che Pasolini chiamerebbe “ragazzi de’ borgata”. Questi giovani compongono circa il 60% dei partecipanti al presidio. Di politica, a parte pochi sparuti, non sanno nulla».

«Infatti aggirandomi tra la gente ho modo di parlare con diversi di questi: “non siamo nè di destra nè di sinistra” e il resto del repertorio grillino più qualunquista. Scambio qualche opinione con un giovane alunno della scuola di giornalismo, lui poi intervista un uomo “distinto”, decisamente fuori dal target della piazza, dato che oltre ai ragazzi di cui sopra, il resto è fatto di quello che a prima vista appare un ceto medio che non se la passa bene».

«Si distinguono quattro/cinque capetti (uno ieri compariva in un video di Torino), che vanno a prendere ordini da un paio di persone sulla cinquantina e poi li diffondono al resto dei presenti. Questi puzzano da lontano di fascisti, e la cosa mi verrà confermata in seguito».

«Abbiamo detto circa trecento partecipanti? Beh, a fronteggiarli ben dieci (sì, dieci) agenti di polizia, senza bardature casco manganello scudo, nessuna camionetta a vista d’occhio. E un paio di vigili tanto per far presenza. Nel frattempo mezza Milano è bloccata».

«Alla mia domanda “Perchè non siete qui con casco e manganello?” Un giovane agente mi risponde “Ci è stato detto che sarebbe stata una manifestazione tranquilla. Quindi non ce n’era bisogno”. Ora, io l’ho fatta qualche manifestazione, e anche in quelle tranquille prima-durante-e-dopo, la polizia l’ho sempre vista bardata di tutto punto».

«Giro a lungo tra i partecipanti alla ricerca di un volantino. Incrocio pochissimi anziani, i membri di Vox Populi al completo, qualche nordafricano, non riconosco nemmeno un compagno. Infine me ne procuro uno. Il ragazzo mi avverte che il volantino è valido fino a un certo punto, dove compaiono le sigle organizzatrici della protesta a livello nazionale (Forconi, LIFE, Cobas latte, ecc.). Loro infatti sono il Comitato 9 dicembre e con quelli non c’entrano. Gli sfugge che il Comitato 9 dicembre è la denominazione che raccoglie quelle sigle da cui prende le distanze».

«Qui a Milano, la piazza si divide in due anime: quella neo-fascista/ultras, preponderante in numero e muscoli (cervello veramente poco), che trascina la seconda, minoritaria e qualunquista. Quest’ultima, la parte spontanea e sostanzialmente a-partitica, sembra composta da under 50 appartenenti ai ceti medio-bassi (o se preferite piccolo-borghesi), che intravvedono in questa protesta un’occasione innanzitutto per sfogarsi. Un modo per manifestare la propria frustrazione, per denunciare la crisi che stanno vivendo. Lanciano un grido d’allarme».

«Il resto è lì per far casino, per godersi i propri 15 minuti di celebrità, la pacca sulla spalla il giorno dopo al bar, la foto su facebook, magari ci scappa un’inquadratura di sfuggita al tg. Questi sono il braccio, le menti dettano la linea a distanza».

«Non sono conclusioni ottimistiche le mie. Evito di cadere nelle facili sempificazioni. Non sono piazze fasciste (almeno se mi baso su quella di Milano). Ma sono piazze dove i fascisti sono ben presenti, camuffati, senza ostentazioni. Quelle persone spontanee, senza una bussola, nella loro convinzione che tutti i politici facciano schifo uguale, rischiano seriamente di essere utilizzate per fini che non sono quelli che li hanno portati in piazza».

«Oggi, 12 dicembre, ricorre l’anniversario della Strage di Piazza Fontana. La madre della Strategia della tensione, con il suo corollario di vittime innocenti, neofascisti, depistaggi, apparati dello Stato deviati. Vi invito quindi a partecipare alle manifestazioni alle ore 16.00 – in Piazza Fontana, e di sabato 14 dicembre, alle 14.30 in Porta Venezia».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Protesta dei "Forconi" in piazzale Loreto, il racconto di un cinisellese

MilanoToday è in caricamento