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Da Lainate a San Francisco: sono tutt'italiani "i signori delle Api"

Da Lainate, tre brillanti menti alla conquista (informatica) degli Usa: ecco "Mashape", un marketplace per Api, interfacce che rendono la vita più semplice ai programmatori. Sull'Italia, sconsolati: "Era impossibile iniziare". L'intervista per MilanoToday

L'italia ha tantissime menti brillanti che - a causa della mentalità dello Stivale non troppo "aperta" - non riescono a raggiungere l’eccellenza. Questa è la storia di Michele Zonca, 28 anni, originario di Lainate che - insieme a Marco Palladino e Augusto Marietti, entrambi di 22 anni - ha deciso di sviluppare il loro progetto - Mashape - negli Usa.

Loro sono tre genietti dell'informatica. E stiamo parlando, ovviamente, di Api (Application Programming Interface, Interfaccia di Programmazione di un'Applicazione), ovvero un insieme di procedure a disposizione del programmatore, che offrono strumenti specifici per l'espletamento di un determinato compito all'interno di un certo programma. Tradotto: le Api permettono di evitare ai programmatori di riscrivere ogni volta tutte le funzioni necessarie al programma dal nulla, ovvero dal basso livello, rientrando quindi nel più vasto concetto di "riuso di codice".

Inizio chiedendoti cos'è Mashape.
“Dunque, per parlare di Mashape bisogna fare una introduzione sulle API. Ad altissimo livello, le API sono un modo per includere funzionalità di terze parti; quello che sta succedendo nell'informatica negli ultimi anni è un'esplosione delle API , delle cosiddette cloud API, cioè le API accessibili via internet. Il vantaggio di fornire le api, per un'azienda, è il fatto di poter distribuire le proprie funzionalità e i propri dati via internet e con l'aumento del mercato del mobile, con gli smartphone di nuova generazione questo è fondamentale. Per esempio l'applicazione iphone di facebook interagisce con le API di facebook per estrarre i dati dell'utente da facebook.com. Quello che noi facciamo è aiutare aziende e startup come noi a distribuire le proprie API in modo rapido ad un pubblico vasto, che altrimenti non avrebbero. Mashape è un marketplace per le API.”

Era davvero impossibile portare avanti il progetto in italia?
“Più che altro era impossibile inziare”


Nel senso che non trovavate i fondi?
“Esatto. e poi l'altro motivo è che il nostro target di riferimento è molto tecnico; Mashape - come ho già detto - è un marketplace in cui entrambe le componenti sono sviluppatori da una parte e dall'altra per cui il mercato è principalmente qua. Anche gli investitori sono tutti ex-startupper in ambito internet Il nostro primo investimento lo abbiamo ricevuto dai 3 dei primi 15 dipendenti di youtube a cui poi si è aggiunto un imprenditore italiano estremamente moderno. In italia abbiamo degli sviluppatori di altissimo livello che non hanno possibilità di dimostrare al mondo il loro potenziale.”


Google è nato come tesi di laurea, Facebook è nato come "ripicca" per una ragazza.Come è nato Mashape?
“Mashape è stata più un'evoluzione.La prima versione forse era nata dalla volontà di rendere più semplice programmare o meglio, creare applicazioni unendo componenti esistenti per cui un paio d'anni fa abbiamo iniziato con questo progetto. Poi abbiamo cominciato ad andare avanti e indietro da S.F (San Francisco, ndr) e abbiamo trovato il primo finanziatore e pian piano abbiamo cambiato idea abbiamo capito la vera "need" distribuire le API in modo facile,monetizzarle e gestirle. Quindi da meno di un anno abbiamo riscritto tutto e ora siamo focalizzati in questa direzione.”


Quali difficoltà avete trovato negli Stati Uniti?
“Trovare casa è un delirio perchè senza visti possiamo stare poco (tre mesi) e qui tutti gli affitti chiedono minimo 6 mesi. Poi abbiamo fatto il b1, una sorta di estensione per cui possiamo fare fino a 6 mesi ora però ce l'abbiamo solo io e un altro sviluppatore: Augusto. Per cui un delirio.”


Difficoltà per il vostro progetto?
“Sul progetto nessuna difficoltà in particolare anzi essere qua ti stimola tantissimo ricevi feedback da tantissima gente: investitori, altri startupper o gente che viene a vedere gli eventi. È molto meglio essere sovraesposto a feedback che lavorare nello stanzino. Sai, come si dice da queste parti "can't see the forest for the terse", quando sei troppo immerso nel tuo punto di vista non riesci a vedere la visione globale. Lavoriamo in uno spazio co-working con altre 150/200 persone sparsi su 4 piani: molte startup e alcune aziende più avviate. È una esperienza stimolante, una cosa che in Italia non esiste.”

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