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Luigi Addisi ha tentato il suicidio in carcere

Il fatto è accaduto lo scorso 3 marzo nel carcere di Opera. La notizia è stata comunicata dal suo avvocato Amedeo Rizza: «Vive uno stato psicologico molto grave»

Luigi Addisi, ex consigliare comunale di Rho arrestato nell’ottobre 2014 durante l’operazione «Quadrifoglio», condotta dalla Dda di Milano, ha tentato di togliersi la vita nella sua cella del carcere di Opera. Il fatto —  come dichiarato dal suo avvocato Amedeo Rizza, durante la puntata del 19 marzo di Kalus Condicio, programma condotto da Kalus Davi su Youtube — è avvenuto lo scorso 3 marzo.

L’ex consigliere comunale del Pd «è stato soccorso prima da un concellino (compagno di cella, nda) e poi da dalle guardie — ha spiegato il legale —. Ora è sorvegliato a vista». La difesa di Addisi, nei mesi scorsi, aveva presentato una prima istanza per ottenere gli arresti domiciliari, respinta dal Tribunale. In seguito al tentativo di suicidio è stata depositata una nuova richiesta, supportata dalla perizia di un consulente di parte che conferma «il rischio di gesti incauti».

«Il mio assistito — ha proseguito Rizza — vive in uno stato psicologico molto grave. È molto provato. Ha sempre manifestato la propria estraneità alle accuse che gli sono state contestate. Adesso siamo in attesa che il processo venga assegnato al nuovo giudice, vista la scelta del rito abbreviato». 

L’arresto di Addisi ruota intorno al tentativo di avviare una speculazione immobiliare a Lucernate (frazione di Rho) in cui figurano altre tre persone arrestate nell’operazione «Quadrifoglio»: Antonio Galati, Franco Monzini e Luigi Vellone. I carabinieri hanno documentato come Galati, tramite gli imprenditori Monzini e Vellone, abbia finanziato con 300mila euro di illecita provenienza l’acquisto di un terreno a Lucernate con lo scopo di edificare un vasto complesso abitativo. Secondo quanto emerso dalle indagini Addisi avrebbe mediato i rapporti tra Galati e gli altri due imprenditori.

«L’abuso d’ufficio che gli viene contestato — ha proseguito Rizza — è stata una leggerezza, il voto di Addisi in consiglio comunale sul Pgt era ininfluente, lui millantava di poter fare delle cose e alla fine si è trovato in una situazione più grande di lui. Nel suo memoriale non nega il fatto storico, cioè di aver messo in contatto due imprenditori, ma per lui in quel momento era un’operazione immobiliare lecita». DI diverso avviso la Procura, secondo cui Addisi era a conoscenza della provenienza dei fondi illeciti. 

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