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Omicidio nella ditta Tromboni: spara al fratello per evitare il taglio del proprio super stipendio

Sandro Tromboni è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio del fratello Luca: la storia

Era tutto stabilito. Il 20 marzo 2015 si doveva mettere per iscritto la decisione portata avanti dal responsabile della ditta di famiglia, Luca Tromboni: i dirigenti della Tromboni Srl, inclusi i titolari, dovevano decurtarsi lo stipendio da manager e passare dagli oltre oltre tremila euro che percepivano a circa mille e cinquecento. Una misura che lo stesso imprenditore aveva applicato su di sé da alcuni mesi. Una decisione pesante, come altre scelte che Luca aveva iniziato a prendere da quando a dicembre il padre Romano e la madre Angelina lo avevano messo a capo dell'azienda. Sacrifici che il fratello Sandro non vedeva di buon occhio e che - secondo quanto rivelato dalle indagini del Nucleo investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Milano - sono stati il principale movente che lo hanno portato a programmare passo per passo l'omicidio di Luca.

Adesso la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la condanna all'ergastolo per Sandro Tromboni, accusato di aver ucciso il fratello maggiore nell'azienda di famiglia di Rozzano (Milano). I giudici hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Daniela Meliota e condannato l'imputato al massimo della pena per omicidio premeditato, così come già avvenuto al termine del primo grado di giudizio.

Luca, cinquanta anni, una moglie e un figlio adolescente, è stato ucciso la sera del 19 marzo 2015. A trovare il cadavere in una pozza di sangue, all'interno del capannone in via Brenta a Rozzano, il giorno successivo, era stata la madre Angelina, di 76 anni. La donna - che abitava accanto allo stabilimento con il marito e fondatore della ditta che produce viti e bulloni, oggi malato di alzheimer - era anche l'ultima ad averlo visto in vita. La salma presentava due grosse ferite d'arma da fuoco, una sulla testa, e una nell'addome. Le indagini immediate dei carabinieri avevano individuato nella relazione tra i due fratelli l'unico nodo da approfondire. Una pista che, a distanza di dieci mesi, aveva portato all'arresto di Sandro, quarantasette anni, con l'accusa di omicidio premeditato.

Sandro Tromboni venne arrestato nel gennaio 2016. I primi indizi che hanno messo sulla pista giusta i militari sono stati raccolti dopo i primissimi interrogatori. Sandro - secondo quanto rivelato dai carabinieri - aveva avuto diversi alterchi con Luca legati alla gestione della ditta. A dicembre 2015 il fratello maggiore era stato richiamato a gestire l'azienda di famiglia in furia e fretta da Roma - dove si era trasferito con l'intensione di cambiare attività - perché durante l'amministrazione del più piccolo dei Tromboni, il deficit della Srl era balzato ad ottocentomila euro, nonostante il mercato favorevole.

La prima decisione dell'imprenditore ucciso è stata drastica: tutti i soci avevano dovuto versare diverse migliaia di euro per risanare i buchi nel bilancio e salvare gli oltre trenta posti di lavoro. Tutti avrebbero dovuto decurtarsi lo stipendio. Una scelta che - stando alle indagini - aveva fatto infuriare  Sandro, accecato dalla 'gelosia'. Proprio in quei giorni infatti avrebbe maturato l'idea dell'omicidio. I carabinieri avevano rinvenuto nel suo computer tracce che confermavano l'acquisto di un kit per la pulizia di una pistola calibro 7.65, ossia l'arma usata per il delitto ma mai trovata. Poi, nelle maniche del suo giubbotto, i ris avevano rinvenuto tracce di polvere da sparo.

La svolta nelle indagini condotte dal pm Gaetano Ruta arrivò grazie alla testimonianza dell'amante albanese dell’imprenditore. La donna fece infatti mettere a verbale che il 22 marzo, due giorni dopo l'omicidio di Luca Tromboni, Sandro le aveva confessato che il fratello maggiore era stato ucciso con tre colpi di pistola quando ancora nessuno poteva saperlo con certezza, dato che i risultati dell'autopsia sarebbero arrivati sulla scrivania degli inquirenti soltanto tre giorni dopo. L'uomo era nervoso - secondo il racconto della donna - e prima di cominciare a parlare con lei aveva tolto le batterie a tutti i cellulari. Accorgimenti che non sono bastati a Sandro per nascondere la sua colpevolezza, ora trasformata in ergastolo.

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