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Segrate, "no al cemento nel Golfo agricolo": la petizione in Consiglio

L'opposizione della minoranza è netta: no alle costruzioni nel Golfo agricolo di Segrate. A dichiararlo Paolo Micheli, capogruppo consiliare di Segrate Nostra, durante la discussione in consiglio comunale sulla petizione firmata da 3.500 cittadini

L'opposizione della minoranza è netta: no alle costruzioni nel Golfo agricolo di Segrate. A dichiararlo Paolo Micheli, capogruppo consiliare di Segrate Nostra, durante la discussione in consiglio comunale sulla petizione firmata da 3.500 cittadini che chiedono di non costruire nel Golfo agricolo.

Riportando l’esempio di Cassinetta di Lugagnano, un piccolo comune in provincia di Milano che ha visto la rielezione del sindaco Domenico Finiguerra nonostante la sua ferma rinuncia al cemento in favore della salvaguardia degli spazi verdi, Micheli ha dichiarato: “Si può fermare il consumo del territorio pur continuando a mantenere un buon rapporto con i cittadini che si aspettano strade in ordine, edifici pubblici moderni e servizi efficienti”.

Micheli ha inoltre invitato alla consultazione dell'annuario statistico del Comune di Segrate, aggiornato al 31 dicembre 2010. I dati rivelano, nel 2010, un nuovo record, con un numero di abitanti pari a 34.341, cifra che non si raggiungeva dal 1996. Il fatto più curioso è che questo aumento non riguarda i residenti di nazionalità italiana, che sono diminuiti, ma gli stranieri, passati da 1174 nel 1995 agli attuali 3222.

Micheli ha concluso: “Ora: che la popolazione straniera aumenti è abbastanza normale e sulla diminuzione di quella italiana si possono fare molte osservazioni. Ad esempio: la popolazione invecchia e quindi il numero di persone per unità abitativa diminuisce e così via. Ma questo dato fa barcollare una tesi: che a Segrate, dove si è già costruito parecchio negli ultimi anni (pensiamo ai primi lotti di Centro Parco, al Borgo Due di Rovagnasco, ai primi palazzi della Santa Monica), sia stato necessario costruire perchè i segratesi avevano un urgente necessità di nuove case. E allora perchè si è costruito così intensamente? Non può essere sufficiente il recupero delle aree dismesse? Perchè, di fronte ai cantieri quasi fermi, agli scheletri di palazzoni che deturpano la città si vuol già pensare a programmare una nuova definitiva urbanizzazione del territorio? Vi sono almeno due risposte: salvare il bilancio comunale che ha bisogno degli oneri di urbanizzazione per stare in piedi e difendere gli interessi dei costruttori che evidentemente hanno trovato in questi ultimi anni nella maggioranza molti sostenitori forti e convincenti”.

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