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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Le mani della 'ndrangheta su imprenditori e sindaci: così funziona il 'sistema' smantellato

Ben 24 arresti: in manette anche il sindaco di Seregno e un noto imprenditore. Indagato Mantovani

"Un sistema". E' questa la sintesi estrema - ma efficace - con la quale Ilda Boccassini, della Procura Distrettuale Antimafia di Milano, descrive il presente della 'ndrangheta in Lombardia, in seguito all'indagine che ha portato all'arresto di 24 persone, tra le quali il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, di Forza Italia, l'assessore Gianfranco Ciaffrone - soltanto interdetto dal pubblico ufficio -, il consigliere Stefano Gatti, l'imprenditore Antonino Lugarà, il boss Fortunato Calabrò, e il pubblico ufficiale della procura di Monza, Giuseppe Carello ed altri personaggi di spicco della 'ndrangheta e dell'amministrazione comunale. Perquisita anche la sede della fondazione dell'ex assessore regionale alla Sanità Mario Mantovani che, stando all'ordinanza, sarebbe stato all'epoca il politico di riferimento di Lugarà, legato da una amicizia fraterna.

Sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento - tutti aggravati dal metodo mafioso -, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, corruzione per un atto d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.

L'indagine - unione di tre filoni diversi - ha portato a galla l'esistenza di una profonda infiltrazione della malavita organizzata nel tessuto amministrativo ed economico brianzolo e milanese. Nella mattinata di martedì i carabinieri del Comando provinciale hanno eseguito gli arresti a Milano, Monza e Brianza, Como, Pavia e Reggio Calabria. I provvedimenti, due dei quali emessi dal gip del Tribunale di Milano, Marco Del Vecchio, su richiesta di Ilda Boccassini, Alessandra Dolci e Sara Ombra della locale e uno dal gip del Tribunale di Monza, Pierangela Renda, su richiesta di Luisa Zanetti, Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo della Procura della Repubblica di Monza.

Video: il maxi blitz dei carabinieri

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L'attività degli inquirenti, avviata all'inizio del 2015 dal Nucleo investigativo di Milano, trae origine dagli approfondimenti investigativi finalizzati ad identificare i partecipanti ai noti summit di 'ndrangheta del 26 febbraio 2008 e del 31 ottobre 2009, tenuti rispettivamente presso il ristorante 'Il Palio' di Legnano (Mi) e presso il centro anziani 'Falcone e Borsellino' di Paderno Dugnano (Mi), già oggetto di indagini nell'ambito dell'operazione 'Infinito' e all'epoca rimasti sconosciuti.

Le indagini hanno consentito di identificare due elementi di vertice della 'locale' di Limbiate (Mb), in stretti rapporti con altri sodali della 'locale' di Mariano Comense (Co). Questi ultimi avevano poi come obiettivo quello di impadronirsi delle attività criminali dei primi. Per questo avevano messo in atto una serie di atti intimidatori - con pestaggi e minacce - per destabilizzare l'equilibrio delle cosche nel comasco, in particolare a Cantù (Co).

La prosecuzione delle indagini sugli appartenenti alla 'locale' di Mariano Comense ha consentito di individuare un corposo traffico di cocaina, anche in partite da 50 chili. I trafficanti, la gran parte dei quali originari di San Luca (Rc) e legati da vincoli di parentela ad appartenenti a cosche di 'ndrangheta di notevole spessore criminale, erano soliti custodire armi di vario calibro in un appartamento del comune di Cabiate (Co), utilizzato come base logistica. I canali di approvvigionamento per la droga erano l'Olanda, la Germania e la Grecia.

Operazione anti 'Ndrangheta: le intercettazioni

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Nell'ambito dell'investigazione è emersa inoltre la figura dell'affermato imprenditore edile di Seregno (Mb) Antonino Lugarà (la storia dell'anfora), titolare di numerose società, il quale da un lato intratteneva rapporti con importanti esponenti del mondo politico - in particolare col sindaco Mazza -, della sanità - l'ex assessore Mantovani - e dell'imprenditoria, mentre dall'altro coltivava frequentazioni, rapporti e scambi reciproci di favori con esponenti della criminalità organizzata, a cui chiedeva interventi vari per raggiungere i suoi scopi, tra i quali, ad esempio, la risoluzione di una controversia concernente la compravendita di due cavalli e di una vertenza con un inquilino moroso, la restituzione di un quadro da parte di un privato, la ricerca dei responsabili di un furto in abitazione patito da un famigliare.

Il suo rapporto con la politica, però, era molto influente. "L'imprenditore - ha spiegato il pm Bellomo - trattava il sindaco Mazza come uno zerbino". Lui aveva avuto un ruolo determinante nell'elezione del sindaco proprio per l'interesse di ottenere la convenzione per realizzare un supermercato nel territorio comunale.

Ma c'era anche la complicità di un addetto all'ufficio Sdas della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza: Carella. L'uomo - in rapporti di amicizia con l'imprenditore - 'soffiava' al manager informazioni 'top secret' delle indagini. Segno che l'infiltrazione della 'ndrangheta, un po' nel sottobosco, un po' alla luce del sole, è arrivata a tutti i livelli della vita lombarda.

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