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Diritto al permesso di soggiorno: corteo per chiedere una sanatoria generalizzata

Appuntamento per martedì alle 18.30 in piazza Scala. Le richieste degli organizzatori

“Con la cosiddetta ‘sanatoria’, ancora una volta, invece di affrontare il fenomeno dell’immigrazione nella sua interezza e dal punto di vista primario dei diritti e delle garanzie e di riconoscere dignità e diritto di soggiorno alla persona, indipendentemente dalle sue capacità e opportunità di lavoro, il governo ha scelto di muoversi secondo una logica selettiva e discriminatoria, che oltretutto irrealisticamente condiziona il permesso di soggiorno e l’emersione di situazioni di sfruttamento all’iniziativa degli stessi sfruttatori. Per questa ragione vogliamo agire ora, nel momento del passaggio di conversione del decreto legge, per costruire la massima e più ampia mobilitazione possibile, con l’obiettivo di modificarlo per agevolare e estendere l’accesso alla regolarizzazione, contrapponendoci al discorso propagandistico con cui si tenterà di dare copertura all’iter di conversione se non, addirittura, ad emendamenti ulteriormente peggiorativi”.

Lo dicono gli attivisti della “Rete NO cpr – Mai più lager”, che in vista della discussione alla Camera della 'sanatoria', insieme con associazioni, partiti e realtà sociali, si è data appuntamento per martedì alle 18.30 in piazza Scala a Milano “per reclamare le modifiche che lo rendano più accessibile e più rispettoso delle vite, della dignità e delle scelte delle persone, come primo passo per un riconoscimento generalizzato del diritto al soggiorno che sia realisticamente svincolato dalle capacità e dalle opportunità lavorative”.

Il corteo per la 'sanatoria'

Nove i punti sollevati dai promotori del corteo: allungamento dei tempi di presentazione delle domande fino al 30 settembre; estensione delle procedure di emersione/regolarizzazione a tutti i settori lavorativi; abrogazione del contributo economico per le procedure; ampliamento del tipo di documentazione utile ai fini dell’identificazione o prescindendo dal passaporto per i richiedenti asilo; ampliamento delle fonti di prova adatte ad attestare la presenza in Italia in una data precedente all’8 marzo 2020; abrogazione delle differenziazioni nell’accesso alle procedure basate sulla data di scadenza del titolo di soggiorno già detenuto, in ogni caso confermando per i richiedenti asilo l’accesso ad entrambi i “canali” di regolarizzazione, anche con procedimento amministrativo o giudiziario in corso; cumulo di diversi rapporti di lavoro utili al raggiungimento dell’orario e salario minimo del lavoratore, e abolizione reddito minimo del datore; conversione in permesso di lavoro del permesso diverso per chi ha già un contratto di lavoro regolare in corso; ammissione con riserva della domanda comprovante un lavoro irregolare in atto, denunciato all’Ispettorato del Lavoro o all’autorità giudiziaria, con concessione di un permesso temporaneo fino al termine degli accertamenti.

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