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Strage dei nonni, al Trivulzio 300 morti in quattro mesi: "La media degli altri anni era 186 decessi"

Il fatto è stato reso noto dal virologo della Statale Fabrizio Pregliasco durante una videoconferenza dalla Baggina. Intanto proseguono le indagini delle forze dell'ordine

Tra gennaio e aprile al Pio Albergo Trivulzio si sono registrati 300 morti: 114 in più rispetto alla media dello stesso arco temporale tra il 2015 1e il 2019. È il dato diffuso nella giornata di mercoledì 6 maggio dal virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, durante una videoconferenza stampa dal Pat sull'emergenza coronavirus.

Lo scienziato a cui è stata affidata la supervisione scientifica per la gestione di questa fase ha spiegato che nel mese di marzo "è stato registrato a Milano un incremento di mortalità del 75%, al Pio Albergo Trivulzio è stato del 29%. Ad aprile l'incremento dei deceduti è arrivato al 135% a Milano e al Pat è stato del 61%", quindi inferiore. "Sono una tristezza i numeri e le percentuali, perché dietro ci sono persone fragili che sono venute a mancare e parenti affranti", ha tenuto a puntualizzare. Aprile è stato un mese particolarmente duro. In generale i morti sono stati "10 nella struttura Principessa Jolanda, 23 al Frisia e 133 al Pat", ha elencato Pregliasco.

"Nessuno ha mai messo per iscritto che non si dovevano utilizzare le mascherine"

Durante la videoconferenza, inoltre, il legale dell'ente, Vinicio Nardo, ha affrontato il tema mascherine. Secondo alcune testimonianze di alcuni operatori sanitari, infatti, veniva detto loro di non indossarle per non impaurire gli ospiti. "Lo voglio dire con chiarezza: sicuramente al Pio Albergo Trivulzio nessuno ha mai messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non intimorire e non diffondere il panico. Questo è un punto chiave su cui dobbiamo dire una parola di certezza".

Per l'indagine in corso sulla gestione dell'emergenza coronavirus al Pio Albergo Trivulzio di Milano "noi siamo completamente a disposizione e ci rendiamo conto della difficoltà, in un'indagine che deve accertare un nesso causale, di trovarci in situazioni in cui non abbiamo avuto uno strumento diagnostico certo", ha puntualizzato Nardo. "Quando sarà chiamato dall'autorità giudiziaria a rispondere, credo che l'istituto potrà dimostrare di aver fatto tutti i piani di prevenzione del rischio necessari", ha assicurato l'avvocato.

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