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Sabato, 20 Aprile 2024
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Armani dice addio alla lana d'angora

Un'investigazione di Peta Asia aveva denunciato le enormi sofferenze patite dai conigli usati per questo tipo di tessuto

Stop alla lana d'angora per le proprie collezioni. A deciderlo il gruppo Armani dopo che alcune associazioni animaliste, tra cui Peta Asia, hanno portato alla luce le atroci sofferenze subite dai conigli utilizzati per questo tipo di materiale.

Per tutte le collezioni delle sue linee dall'autunno-inverno 2022/2023 la casa di moda non utilizzerà questa pregiata lana, che è stata aggiunta all'elenco dei materiali 'proibiti': Armani aveva già adotatto una politica fur free, mettendo al bando l'uso di pellicce animali da tutti i suoi prodotti. Nel 2016, infatti, in accordo con la Fur Free Alliance, il Gruppo ne aveva comunicato la totale abolizione.

"Sono lieto - le parole di Giorgio Armani, al quale di recente è stato conferito il titolo di Cavaliere della Repubblica - di annunciare l'eliminazione della lana d'angora da tutte le collezioni del Gruppo, a testimonianza di un impegno tangibile per il controllo delle proprie produzioni rispetto alla tutela del mondo naturale. Credo da sempre nell'innovazione e nella ricerca di nuovi materiali e di metodi innovativi per il trattamento delle materie prime tradizionali".

“Oggigiorno i consumatori più attenti non vogliono avere niente a che fare con un’industria in cui si accetta di strappare i peli dal corpo di conigli pienamente coscienti - afferma Mimi Bekhechi, direttore dei programmi internazionali per Peta -. Stiamo celebrando la decisione di Armani di estendere la sua politica fur-free all’angora, e incoraggiamo tutti gli stilisti che ancora usino l’angora a mettersi a passo con i tempi”.

Un’investigazione di Peta Asia aveva denunciato come la maggior parte dei conigli usati per la lana d’angora venissero stesi su tavoli dove i loro peli venivano strappati mentre loro urlavano dal dolore e come altri venissero legati prima che la loro pelliccia fosse tagliata o tosata, provocando ferite alla loro pelle delicata, mentre lottavano disperatamente per fuggire. Solitamente, secondo l'associazione, gli animali sono sottoposti a questa agonia ogni tre mesi. "Armani - chiosa l'associazione animalista - si unisce a centinaia di altri grandi marchi, tra cui Valentino, Gucci, Diane von Furstenberg, Calvin Klein, Burberry, Tommy Hilfiger e Stella McCartney che si sono impegnati a non vendere angora dopo essere stati contattati dalla Peta o le sue entità internazionali".

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