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Cronaca Duomo / Piazza Santa Maria Beltrade

Le feste senza limiti di Genovese: manette, droga e le donne "bambola" nelle sue mani

Il numero 1 di Prima assicurazioni resta in cella per aver violentato una 18enne durante una festa il 10 ottobre. E non sembra un caso isolato, ma una sorta di film dell'orrore a puntate

Nelle quasi trenta pagine del provvedimento che hanno spedito in carcere Alberto Maria Genovese - l'ex fondatore di Facile.it e chairman di Prima assicurazioni.it arrestato con l'accusa di aver stuprato una 18enne -, c'è un passaggio che forse meglio di tutti descrive l'orrore. A parlare è la dottoressa del "Soccorso Violenza Sessuale e Domestica" della clinica Mangiagalli di Milano, una professionista che suo malgrado è abituata al peggio, al dolore, allo shock. "Nonostante lavori qui da diverso tempo - dice -, non mi era mai capitato di vedere qualcosa di così cruento". 

E forse il termine "cruento" non basta, non è sufficiente a descrivere il film horror che viene fuori da quelle pagine con cui il giudice Tommaso Perna ha mandato a San Vittore l'imprenditore 43enne, vero re Mida delle start up con un patrimonio praticamente illimitato. In quel provvedimento viene ripercorso per filo e per segno quello che è accaduto tra il 10 e l'11 ottobre a "Terrazza sentimento", l'attico di Genovese in piazza Santa Maria Beltrade con vista Duomo teatro di una festa che si sarebbe poi trasformata in una infinita violenza sessuale su una modella appena 18enne, che era lì come invitata. 

La difesa di Genovese: "Molte zone d'ombra"

Le 18 ore di buio e le violenze brutali

Le ricostruzioni dei magistrati, avvalorate dal tribunale, sono da brividi. La ragazza arriva alle 20.30 insieme a una amica, consuma della droga, si "avvicina" al 43enne e un paio di ore dopo finisce con lui in una camera da letto al piano inferiore sorvegliata a vista da un bodyguard, che non si muove mai da lì e che vieta a chiunque di entrare perché "Alberto non vuole essere disturbato". Da quella stanza la 18enne esce soltanto 24 ore dopo, verso le dieci di sera dell'11 ottobre, e lo fa seminuda, senza una scarpa, ferita. 

Cosa sia successo in quel giorno e più di orrore lo raccontano le carte, che parlando di un "calvario", di una ragazzina "totalmente nelle mani del suo aguzzino", di una giovane "in stato di incoscienza", legata, usata. Di una 18enne che - mette nero su bianco il giudice - "sembra in alcuni frangenti un corpo privo di vita, spostato, rimosso, posizionato, adagiato, rivoltato, abusato, come se fosse quello di una bambola di pezza". 

E con la sua "bambola di pezza" Genovese avrebbe fatto di tutto. L'avrebbe drogata contro la sua volontà facendole inalare e "mangiare" della "cocaina rosa" - tanto che nella testa della vittima ci sono 18 ore di buio -, l'avrebbe violentata senza sosta, l'avrebbe ammanettata ai polsi e alle caviglie per evitare anche ogni minimo tentativo di reazione, avrebbe ignorato le sue urla - poche, rare - "basta", "slegami", "basta, ti prego". 

Cocaina, ketamina e Mdma nella cassaforte

E la mattina dopo, quando gli agenti della Squadra Mobile hanno bussato alla sua porta dopo aver raccolto la testimonianza della vittima, l'imprenditore avrebbe cercato di ignorare anche loro. Non ha aperto la porta, ha voluto i suoi avvocati Genovese, che già aveva chiesto a un tecnico di cancellare le immagini riprese dalla telecamera della sua camera da letto, di "piallarle" perché "aveva fatto una festa ed aveva esagerato". 

Quei video però i poliziotti - che nella cassaforte a "Terrazza sentimento" hanno trovato cocaina, chetamina e Mdma - li hanno recuperati e guardarli è un pugno allo stomaco, un'altra violenza. Si vede la vittima che, drogata forzatamente, "raggiunge uno stato di apparente incoscienza" mentre "l'uomo comincia a disporre a piacimento del suo corpo". Ci sono cristallizzati i momenti più atroci del "calvario" della 18enne e gli attimi in cui viene "trascinata giù dal letto come se fosse morta". 

"Era noto nell'ambiente"

Un romanzo nero tristemente vero, un film tragico proiettato nella realtà. Ma, soprattutto, un film che potrebbe avere avuto altre "puntate", tutte con lo stesso assurdo copione: la festa, i piatti con la droga offerta agli invitati, le ragazze chiamate in camera e poi la violenza. 

Adesso che la prima ha trovato la forza e il coraggio di parlare, le voci si sprecano, i racconti - che la magistratura dovrà verificare e vagliare - ci sono, sono circostanziati. E anche quelle voci sono finite nelle carte agli atti. In mezzo c'è il racconto di una giovane che ha confessato di aver vissuto lo stesso calvario della 18enne, praticamente identico, la scorsa estate lontano dall'Italia, in una villa - "villa Lolita" - presa in affitto da Genovese. Qualcun'altra ai poliziotti e ai magistrati ha detto che "era piuttosto noto nell'ambiente che Genovese organizzasse feste dove la sostanza stupefacente veniva offerta agli invitati e dove lui abusava sessualmente di ragazze". E qualcun altro ancora, uno dei più cari amici di Genovese, parlando con la ragazza molestata a "villa Lotita" le avrebbe detto che sì, sapevano che "Alberto esagera", che lui e gli altri amici provavano ad aiutarlo, "ma non possiamo fare molto", e che in fondo lei non era comunque "una bambinetta sprovveduta". 

"Abbastanza noto" il modo di fare di Genovese, quindi, ma non c'è mai stata formalmente nessuna denuncia in una sorta di strano e malato circolo vizioso fatto di droga, potere,  paura, minacce e soldi. E di soldi il 43enne - che aveva venduto Facile.it per 100 milioni di euro - ne aveva, ne ha tanti. 

"Disprezzo per la vita umana"

Il giudice, nella convalida del fermo, sottolinea che con le sue "disponibilità pressoché illimitate sarebbe per lui facile tentare di esercitare la sua pressione" sui testimoni. Così come sarebbe facile fuggire, magari con il suo jet privato e magari verso il Sudafrica, come si era lasciato sfuggire in una telefonata del 6 novembre, poco prima che i poliziotti andassero a prenderlo. 

Ma Genovese, secondo il Gip, in carcere deve starci anche perché "è elevato il pericolo che tale propensione a delinquere possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravità di quelli contestati" e perché ha manifestato "un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne". 

"Quando mi drogo non mi controllo"

Davanti a inquirenti e investigatori, il 43enne ha perso la sua aura da macho - la stessa che lo aveva spinto a non aprire la porta alla polizia - e ha vestito i panni della vittima, lui. 

"È stata una spirale che mi ha messo sempre più in difficoltà", ha detto in una dichiarazione spontanea al Gip parlando dei suoi problemi di tossicodipendenza, iniziati quattro anni fa. "Ogni volta che mi drogo faccio casino, faccio cose di cui non ho il controllo, spero di non aver fatto cose illegali", ha proseguito. E ancora: "Non ho la percezione del limite esatto tra legalità e illegalità quando sono drogato", lasciando intendere che forse davvero l'orrore del 10 ottobre a "Terrazza sentimento" non sia un caso isolato. "Voglio smettere di drogarmi e voglio farlo con dei professionisti. La mia vita per l'80% è sana, sono una persona a posto che non farebbe mai del male. Voi avete scavato solo nella parte cattiva della mia vita, ma per il resto sono una brava persona", ha rinfacciato. 

E su quelle oltre 24 ore di follia: "Nella mia percezione noi eravamo innamorati e stavamo trascorrendo una serata bellissima". "Una serata bellissima", ha detto. 

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