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Così un papà riesce a "far vedere" le partite dall'Inter al figlio cieco

Matteo Mussi è un ragazzo non vedente con la passione per l'Inter di cui non perde una partita allo stadio grazie alla "telecronaca" del padre

"E siamo in finale!". Così Matteo Mussi, in arte MM8, e suo padre Claudio nell'ultimo video pubblicato su Tiktok dove commentano la vittoria della loro Inter contro la Juventus di Allegri nelle semifinali di Coppa Italia. Tra i tanti italiani che hanno assistito alla partita c'erano anche loro, anche se erano collegati dalla Tunisia, dove si trovano in vacanza. Tifoso dell'Inter sin da piccolo, Matteo ha 26 anni e vive ad Alessandria. È non vedente dalla nascita e sin dalla prima partita allo stadio - rigorosamente in curva - il padre gli fa una personalissima "telecronaca" per descrivergli quello che succede. A Today ha raccontato la sua storia e le sue passioni che non riguardano solo il pallone.

MM8 e l'amore per la musica

Un artista e un assiduo ascoltatore di musica, la passione principale di Matteo - ancora prima del calcio - ascolta i brani da quando aveva tre o quattro anni. Nello specifico è appassionato delle hit dance anni '90 e 2000, quelle che "caricano" e che fanno ballare. In casa ci ha detto di avere più di mille compilation digitali e che ogni mese ne acquista anche una decina in cassetta, con tanto di copertina originale. Gabry Ponte, Roberto Mugnaro e dj Prezioso sono i suoi artisti preferiti, alcuni dei quali ha avuto anche la possibilità di conoscere.

L'ascolto delle canzoni di quel genere lo ha portato ad avvicinarsi anche al mixaggio sin da ragazzo. "Ho iniziato quando avevo sedici o diciassette anni, avevo un 'plasticone'. Solo di recente ho acquistato una console più professionale" ha raccontato Matteo, spiegandoci come la strumentazione - che mostra nel suo profilo Tiktok - l'ha acquistata sotto consiglio del dj e amico Roberto Mugnaro, per lui considerato l'artista che ha fatto la storia della musica del genere. La console oggi la usa principalmente per remixare canzoni già esistenti ma ha detto che non esclude la possibilità di produrre degli inediti: "Mi piacerebbe fare dei remix, ma chiaramente non vedendo non posso fare sia la mente che il braccio, trai due soltanto la mente. Per questo ho già capito come vorrei che la mia musica suonasse, ma dovrei trovare qualcuno che mi dia una mano per produrla". Ovviamente, sarebbe tutto in chiave dance anni '90.

La sua passione per i suoni del passato è molto grande e ha spiegato come - secondo lui - oggi la musica non riesca più a trasmettere quello che quegli anni hanno trasmesso. "Più passa il tempo, più la musica di oggi non mi piace. I pezzi attuali sono sempre pieni di cattiverie o superficiali, sono pochi quelli che salvo" ha spiegato. La sua è un po' una crociata contro la trap o il raggaetton: "Perché mi piacerebbe produrre? Non tanto per i soldi, quanto più per far riavvicinare le nuove generazioni a quelle che erano le bellissime canzoni della dance anni '90 o 2000, magari remixando anche qualche pezzo attuale ma sempre con quella chiave".

Ma non si ferma qui MM8 nel raccontare quella che è la su più grande passione. "Amo anche cantare, ho fatto canto dai nove ai quindici o sedici anni" ha spiegato. Ha detto che si reputa bravo, ma che potrebbe sempre migliorare, e che gli piacerebbe ricominciare soprattutto per conoscere gente che abbia le sue stesse passioni. Al momento spera di poter fare di queste sue passioni il suo futuro lavoro, soprattutto per quanto riguarda canto e il remixaggio.

Le partite con il padre Claudio, una tradizione sin da bambino

Alla musica MM8 affianca il calcio. Da qui infatti il suo nome d'arte completo "MM8 il musicista nel pallone". "Stasera (ieri, ndr) se non fosse stato per il fatto che siamo in vacanza in Tunisia saremmo andati a Milano" ha detto Matteo, in riferimento alla semifinale contro la Juve. Il padre Claudio porta il figlio allo stadio sin da quando era bambino e la sua storia è diventata popolare anche trai giocatori dell'Inter, che ha più volte incontrato dopo le varie partite. "Ha casa ho più di cento magliette firmate, potrei farci dei soldi" scherza.

Sono diciassette anni circa che Matteo frequenta gli spalti degli stadi per seguire la sua Inter ad ogni incontro. Insieme a lui c'è il padre Claudio, la sua personalissima telecronaca privata, che gli racconta ogni aspetto della partita, dal pre-incontro ai festeggiamenti finali. Ogni volta i due raggiungono Milano da Alessandria due ore prima e a match concluso lasciano che la folla esca per poi andare a incontrare i giocatori con tutta tranquillità. E dopo, come sempre, commentano quanto successo attraverso i social. "Durante le partite ci sarebbe il servizio per non vedenti, ma a noi non piace" spiega Matteo. La loro - dice - è ormai una tradizione e preferiscono divertirsi così, insieme, sugli spalti, esattamente come tutti gli altri tifosi.

Una storia importante

La storia che abbiamo deciso di raccontare attraverso la breve intervista a Matteo Mussi scalda il cuore e grida all'inclusività contro le barriere fisiche. Matteo ci ha raccontato dell'esperienza "da incubo" che sono stati i suoi anni di studio e di come mollare la scuola sia stata una liberazione. Tanto importante da inserirlo nel suo nome d'arte, "MM8" è l'acronimo che si compone delle sue lette del nome e del cognome, mentre l'8 è il riferimento all'8 aprile 2014, giorno in cui ha deciso di non andare più a scuola: "Era un martedì, oggi a casa festeggio quel giorno" dice nel spiegarci come l'uscita da scuola sia stata la cosa migliore che potesse fare. Un po' per l'ambiente pesante, un po' per la poca inclusività dei suoi compagni di classe, oggi Matteo sta cercando di diventare un musicista e influencer sfruttando le sue passioni per poterle trasformarle nel suo futuro mestiere.

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