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Massimiliano Tonelli

Direttore Editoriale CiboToday

A Milano si parcheggia ancora sul marciapiede. Come risolvere?

Un incentivo del 110% ai condomini che s'impegnano a sistemare gli spazi di fronte: aiuole verdi al posto di automobili parcheggiate illecitamente

Sono venuti a trovarmi vecchi amici da Roma. Volevano vedere come mi sono sistemato dopo un anno di felice trasferimento a Milano. Per far bella figura li ho portati a spasso a scoprire la città meno scontata. Niente Duomo, Castello, Brera, Navigli o Colonne di San Lorenzo. No. “Vi porto a scoprire i meravigliosi quartieri residenziali del Novecento, con palazzi liberty e super architetti che manco a Parigi” ho sentenziato. E allora giù passeggiate in zona Sempione, nell’area tra Porta Vittoria e Porta Romana, attraverso l’affascinante edilizia del dopoguerra della zona Solari, o attorno a Wagener e Piazza Piemonte. 

Ci ho messo tutta l’energia possibile a decantare gli straordinari edifici decò, le sperimentazioni dei più grandi architetti degli anni Cinquanta, le vetrate, i dettagli, il klinker scintillante a rivestimento, i viali alberati da togliere il fiato. Ma niente. I miei ospiti si sforzavano di darmi soddisfazione ma poi tornavano lì… “sì ma come mai è pieno di auto messe sul marciapiede senza neppure una multa?”. E così io, proprio io che sono fuggito da Roma per lasciarmi alle spalle caos urbano e piccole sciatterie diffuse, mi sono ritrovato senza una risposta. Di fronte ad uno scenario che per qualsiasi altro cittadino italiano è inconcepibile.

Parcheggi sul marciapiede a Milano. Già, ma perché?

Già, come mai c’è questa situazione? Come mai a Milano è mediamente tollerata la sosta delle automobili sui marciapiedi? Esiste un buon motivo? Da dove arriva questa odiosa tradizione? Certo, ci sono problemi di parcheggio. Ma ci sono in tutte le città del mondo e questo non giustifica una cosa così fuori luogo oltre che pericolosa per i pedoni. Anzi, Milano ha di gran lunga meno necessità di auto private di altre città avendo delle caratteristiche straordinarie di compattezza, piattezza, dotazione di efficienti mezzi pubblici. Oltre che un clima molto più adatto a muoversi a piedi, in bici o coi mezzi pubblici rispetto ad altre gelide città del continente. E allora? E allora è semplicemente una dannata pessima abitudine. Una roba che si è sempre fatta e che si continua a fare senza pensarci troppo su. Una cosa diventata normale, ordinaria, scontata. Quasi un diritto. Il diritto di salire col proprio suv sul marciapiede, percorrerne un tratto come si fosse dei pedoni facendosi largo tra genitori col passeggino e disabili in carrozzina per poi infilarsi a spina di pesce sopra un’aiuola, piazzarsi addosso alle radici di un malcapitato albero che soffrirà tonnellate di tortura. Tutta questa offerta esorbitante di parcheggi abusivi tollerati ha tra l'altro solo un effetto: incoraggiare al possesso dell’auto privata anche chi non ne avrebbe davvero (davvero!) bisogno. Tanto un posto sul marciapiede bene o male lo troviamo (gratis per giunta), e allora compriamoci la terza auto di famiglia.

Incentivare i condomini a risolvere il problema della sosta sui marciapiedi

Il Comune - che purtroppo ha deciso su questi temi di non esercitare la spavalderia che sta caratterizzando Barcellona o Parigi - non sembra avere troppo coraggio per intervenire. Un piano per superare l’anomalia solo milanese delle auto sui marciapiedi non esiste, viene probabilmente reputato impopolare e capace di far perdere consenso quando invece ne farebbe guadagnare liberando la città da un elemento che la fa vergognare di fronte a turisti, cittadini, nuove generazioni, disabili, utenza fragile, investitori. 

E allora cosa fare per sradicare questo danno all'immagine, alla salute e all'ecologia? Un tentativo potrebbe essere quello di innescare un processo dal basso. Come? Stimolando i condomini. Incentivandoli a trasformare in aiuole ben curate gli spazi che ora offrono sosta illecita a qualche manciata di autovetture. 

Si potrebbe immaginare una specie di norma del 110 per cento però applicata ai marciapiedi: tutti i condomini che decidono di realizzare un'aiuola verde sull'area dirimpetto hanno un rimborso comunale del 110 per cento. Ovvero non pagano nulla. Devono solo farsi carico della manutenzione successiva. Questo significa più verde, meno isole di calore, più demineralizzazione del suolo. È la direzione verso cui stanno andando tutte le città evolute.

Marciapiedi verdi: un beneficio economico, ambientale, sociale ed estetico

Come dite? Sono gli stessi condomini che desiderano i parcheggi alla rinfusa affastellati di fronte al portone? Beh, in parte è proprio così. Ma poi nelle assemblee condominiali si vota a maggioranza. E siamo sicuri che la proposta degli amministratori verrebbe bocciata dovunque sull’altare di mezza dozzina di posti auto quando sull'altro piatto della bilancia c'è la possibilità di vivere in un palazzo più bello? Più facile prevedere un successo dell’operazione a macchia di leopardo. Seguita poi da un effetto emulazione. Perché se il condominio vicino diventa bello, curato, pulito, pieno di verde, con appartamenti che si rivalutano, la voglia di copiare non mancherà. Questi incentivi sarebbero un investimento pubblico contenuto, ma capace di generare bellezza, aria pulita, posti di lavoro qualificati per la gestione, la progettazione e la manutenzione del verde. E salute pubblica. Sarebbe stata un’idea da infilare nei progetti finanziati dal PNRR, o un progetto col quale partecipare a qualche finanziamento europeo. Basterebbe un pizzico di visione e di coraggio, si è fatto per le facciate e l’efficentamento energetico degli edifici, si può fare anche per lo spazio pubblico con benefici economici, sanitari, ambientali ed estetici anche maggiori.

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