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Il commento

Luca Rinaldi

Coordinatore Dossier

A questo punto spegnete i giornali

Dalla riforma Cartabia al blocco della piattaforma del 118 per i giornalisti. Non solo bavaglio questo è oscurantismo

Prima la riforma Cartabia, che in nome della sacrosanta presunzione di innocenza trasforma la comunicazione fra procure tribunale, forze dell'ordine e giornalisti in una caccia al tesoro (nei comunicati non solo sono spariti i nomi degli indagati ma in alcuni casi perfino i reati per cui si procede) e mette nelle mani dei procuratori la selezione delle notizie di "pubblico interesse". Sufficiente per comprendere l'assurdità di una norma che per altro fa riferimento alla nozione di "pubblico interesse" senza che questo sia in qualche modo qualificato all'interno dei nostri codici. Dettagli tecnici, per carità, ma è nei dettagli che si nasconde il diavolo. Queste soluzioni hanno conseguenze che sono peggiori del male: si limita l'accesso ai documenti di tutte le parti in causa concorrendo in realtà alla disinformazione dello stesso giornalista.

Non contenti, in Lombardia siamo andati oltre. Il tandem Bertolaso-Fontana ha trovato il primo utile intervento da fare sulla sanità. La racconta bene Carmine Ranieri Guarino qui su MilanoToday: l'assessore alla sanità, Guida Bertolaso, ha deciso di bloccare l'accesso al 118 per i giornalisti. Da venerdì scorso, infatti, è calato il buio sul sistema di Areu - l'azienda regionale emergenza urgenza - riservato ai giornalisti. Da qui tramite una serie di informazione di base era possibile iniziare a ricostruire i primi fatti relativamente agli interventi del 118 su strada o all'interno di un luogo pubblico. Ogni giornalista accreditato al portale è identificato e identificabile. Quindi semmai qualcuno avesse sbagliato (di grazia Bertolaso ci dica in quale occasione) anziché chiudere il servizio senza nessuna spiegazione sarebbe stato sufficiente pretendere spiegazioni dal giornalista indiziato. E invece no, si è deciso di togliere il primo accesso alle informazioni fondamentali sui fatti della città. Vi lascio di nuovo al pezzo di Carmine Ranieri Guarino per comprendere la portata della cosa e per digerire la risposta (grottesca) dello stesso assessore al Welfare date alle istituzioni giornalistiche regionali.

Poco sopra si è usato volutamente il termine "oscurantismo" proprio come lo intende la Treccani, cioè, "atteggiamento di opposizione sistematica al diffondersi dell’istruzione, al progresso, all’evoluzione sociale". Perché con questi piccoli passi all'apparenza tecnici e che dai più non vengono percepiti, e anzi salutati come positivi che alla fine i giornalisti devono farsi un po' di affari loro, si traccia la strada verso l'oscurantismo. E sono abili nel tracciarla prima gli sponsor della riforma Cartabia e poi il tandem Fontana-Bertolaso.

In questo, per dire, Silvio Berlusconi aveva fallito: i suoi erano attacchi talmente espliciti alla stampa che chiunque era in grado di rendersi conto del passaggio del segno. Qui in nome di uno sbandierato concetto di privacy usato ad arte e dell'azione su dettagli non percepiti dai non addetti ai lavori, si sta andando all'affossamento delle basi del diritto di cronaca e del diritto a essere informati. 

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