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Cronaca

Processo Impagnatiello, parla Chiara Tramontano: "Mia sorella scoprì il tradimento grazie alle cuffiette"

Durante la quarta udienza in tribunale la sorella di Giulia ha parlato della relazione tra il killer e Giulia

Per riferirsi a lui non ha mai utilizzato il nome o il cognome. L’uomo che ha ucciso sua sorella per lei, Chiara Tramontano, è solo “l’imputato”. E lo ha chiamato così per tutta la sua testimonianza in cui, durante la quarta udienza per il femminicidio di Senago svoltasi nella mattinata di giovedì 21 marzo, ha ricostruito dal suo punto di vista la relazione tra Giulia e l’uomo che l’ha uccisa con 30 coltellate.

Impagnatiello, ex barman di 30 anni, deve rispondere di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi, rapporto di convivenza, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Accuse che potrebbero costargli l’ergastolo.

Chiara ha subito riferito alla sorella i suoi dubbi su Impagnatiello: “Quando mia sorella ha iniziato la relazione con l’imputato io vivevo in Finlandia. Ci siamo scambiate le prime impressioni, poi  subito sono andati a convivere a dicembre 2021. Le avevo fatto notare che era un po' presto, ma Giulia mi disse che lui la corteggiava in maniera insistente e che alla fine aveva 'ceduto'. Tra l'imputato e mia sorella c'erano attriti da subito per lo stile di vita, anche perché l'imputato aveva un figlio". Non solo, ha precisato che Chiara “si lamentava perché l'imputato era sempre assente da casa, le dedicava poche attenzioni e poco tempo. Mi raccontava che il lavoro di lui era 'imprevedibile' che usciva ad ogni ora".

Durante la testimonianza drammatica i famigliari di Giulia si sono più volte commossi. Sguardo fisso sul pavimento, invece, per Impagnatiello che ha seguito l’udienza dietro le sbarre della cella di sicurezza. Durante la testimonianza è stato affrontato anche il tema della gravidanza: "Quando ha scoperto di essere incinta mi ha fatto una videochiamata e aveva le lacrime io le chiesi ma sono lacrime di gioia? Era triste perché aveva capito che il rapporto non andava”. Giulia avrebbe così deciso di abortire “anche perché lui quel bimbo non lo gradiva”, ha puntualizzato Chiara.

La sorella ha poi raccontato della scoperta del primo tradimento grazie al tracking delle cuffiette dello smartphone di Impagnatiello. Attraverso la localizzazione delle cuffiette Giulia hascoperto i movimenti di Impagnatiello dopo l’uscita dal lavoro. Inizialmente il killer non aveva ammesso, ma messo alle strette aveva confessato. Ed è a quel punto che Giulia aveva deciso di abortire, ma era ormai vicina al termine consentito dalla legge.

In aula sono stati ricostruiti anche i giorni della “scomparsa”: “Domenica 28 maggio mi chiama una ragazza e mi racconta tutta la storia, mi dice 'sono la fidanzata di Alessandro Impagnatiello'. Mi crollò il mondo addosso. Disse che sabato (il giorno prima, ndr) ho contattato tua sorella per dirle che eravamo le fidanzate dello stesso uomo. 'Ho comunicato tutto a tua sorella, anche della mia gravidanza che ho dovuto interrompere"' aggiunge nella sua testimonianza davanti al tribunale di Milano. "Era una quantità di informazioni difficile da elaborare, mi chiedeva se avessi sentito Giulia, mi chiese 'pensi che tua sorella possa essersi suicidata? Te lo chiedo perché Alessandro mi ha detto che lei era bipolare, che aveva tentato più volte il suicidio e che le stava accanto per quello. Negai tutto, lei era spaventata che lui avesse potuto fare del male a mia sorella”.

Quello è stato l'unico momento in cui Chiara ha chiamato l'imputato: "Gli chiesi incessantemente dove era Giulia, lui al nome dell'altra donna era furioso. Affermò che il sabato sera era rientrato dal lavoro e mi sorella era andato a letto, lei di notte si era alzata per andare a comprare delle sigarette e poi la domenica mattina, intorno alle 7, prima di andare a lavoro lei era a letto che dormiva". Una bugia: Giulia era già morta. Dal banco dei testimoni la ragazza ha ricordato le ricerche della sorella, gli appelli sui social, e il 'silenzio' invece dell'imputato che, davanti alla stazione dei carabinieri. "Mi disse che avrei dovuto mettere da parte i miei dissapori per lui, che avremmo dovuto fare squadra, mi inveì contro davanti ai carabinieri e io non avevo neanche aperto bocca".

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