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Cronaca

Processo Ruby, la Iafrate: "Preferii la Minetti, in questura meno sicuro"

Frase shock del commissario Giorgia Iafrate al processo Ruby. Interrogata dalla Boccassini difende la scelta di affidare Ruby alla Minetti. E sull'ordine diverso della pm Fiorillo: "Era cambiato"

Al "processo Ruby" udienza importante. Non solo perché di prima mattina ha fatto "capolino" Silvio Berlusconi, ma anche perché sono stati interrogati i poliziotti che nell'ormai famosa notte in questura (tra il 27 e il 28 maggio 2010) si ritrovarono di fronte la "patata bollente" della minorenne marocchina. E tra questi il commissario Giorgia Iafrate. Che nella sua deposizione esprime un concetto a prima vista preoccupante.

Si difende, la Iatrafe: "Ho agito nell'interesse della minore". Con questa frase spiega la decisione di affidare Karima-Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti, giunta apposta dopo un giro di telefonate che ha coinvolto direttamente l'allora premier Silvio Berlusconi. Alla Iafrate viene in particolare contestato che - da intercettazioni telefoniche - l'ordine del pm minorile di torno, Annamaria Fiorillo, era diverso: trattenere la ragazza in questura, poiché non vi erano comunità di pronto intervento in grado di accoglierla. La Iafrate sostiene però che l'ordine della Fiorillo era nel frattempo mutato, dunque di non averlo disatteso.

Lascia però un po' esterefatti una frase: "Di fronte alla scelta se lasciare la ragazza in questura in condizioni non sicure o affidarla ad un consigliere regionale, ho ritenuto di seguire quest'ultima possibilità". Non è dato sapere se il pm Boccassini, che la interrogava, abbia replicato. Ma noi ci chiediamo: com'è possibile che restare in questura una notte equivalga a "condizioni non sicure"? La Iafrate quella notte era la più alta in grado in questura.

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