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Cronaca

Professore cinese arrestato: negata estradizione, rischierebbe la pena di morte

L'uomo si dichiara perseguitato dal suo Paese per avere aderito ad un movimento spirituale. E la moglie è stata riconosciuta rifugiata politica dalla Germania

Un docente universitario cinese (ormai sospeso da anni), arrestato a Milano nel 2018 su ordine del suo Paese, è stato liberato dopo la negazione dell'estradizione. L'uomo è accusato di avere sottratto all'università di Qingdao, nella quale lavorava come capo del dipartimento finanziario, circa 2 milioni e 600 mila euro mettendo mano alle ricariche delle tessere per i pasti degli studenti.

Un reato per il quale in Cina si può anche essere condannati a morte. E questo è precisamente il motivo per cui l'estradizione è stata negata. La vicenda è raccontata in dettaglio da Ferrrarella sul Corriere. Ai magistrati milanesi è arrivata, dalla Cina, una rassicurazione che il professore non sarebbe stato condannato alla pena capitale; ma per i giudici questa rassicurazione non è sufficiente, ma va prodotta una decisione irrevocabile. Il timore, che sarebbe comprovato anche in una email di un amico alla moglie, è che i cinesi abbiano cercato di ottenere l'estradizione con una promessa che poi avrebbero "comodamente" disatteso.

"Sono un perseguitato"

Quanto al docente, si è dichiarato perseguitato per avere aderito al Falun Gong, una disciplina spirituale vietata in Cina dal 1999. Ai giudici milanesi ha anche prodotto una serie di prove scritte, come un'accusa di avere "pubblicizzato la democrazia costituzionale occidentale" oppure quella di avere "intimidito la sicurezza politica dello Stato". La Cina ci ha provato anche con la moglie, fatta arrestare mentre era in Germania. Ma quel Paese l'ha considerata rifugiata politica e, data la situazione del consorte, l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha anche scritto all'Italia di tenere in considerazione questo aspetto.

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