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Cronaca Porta Venezia / Via Panfilo Castaldi

"Mi faccio esplodere in commissariato". Cacciato dall'Italia il capo dei pusher

E' stato riaccompagnato in Tunisia il 29enne diventato in breve tempo leader dello spaccio di droga nella zona di Porta Venezia

Cinque anni in Italia, ventuno precedenti (tra rapina, danneggiamenti, spaccio di droga e maltrattamenti), cinque arresti. E - negli ultimi mesi - una decisa "escalation" di comportamenti violenti, anche e soprattutto nei confronti delle forze dell'ordine: come quando, tamponato in viale Tunisia a Milano (e quindi parte lesa), alla vista dei vigili urbani li ha inspiegabilmente aggrediti.

Protagonista un tunisino di 29 anni, Sallem Haddaji, originario di Kairouan, riaccompagnato in patria l'11 gennaio 2017 per motivi di sicurezza. Ultimamente, infatti, era sottoposto all'obbligo di firma al commissariato di Porta Venezia e, ogni volta che vi si recava, dava in escandescenze. Il 7 gennaio, alla polizia che lo ha rintracciato in un bar dove s'era rifugiato dopo l'incendio di uno scooter in via Panfilo Castaldi, ha inveito contro gli agenti: «Vi conosco, siete quelli del commissariato. La prossima volta che vengo da voi, mi faccio esplodere oppure mi presento con un fucile di precisione!». Una minaccia che, dato il profilo dell'uomo, non è stata sottovalutata e ha comportato il riaccompagnamento dell'uomo in Tunisia.

Il 29enne era sbarcato in Italia, a Lampedusa, nel febbraio del 2011: dopo circa un mese ha rimediato la prima denuncia, sull'isola siciliana, per avere aggredito l'autista di un autobus. Successivamente si è trasferito a Roma, dove ha conosciuto - mentre lavorava come bagnino a Nettuno - una donna italiana di vent'anni più grande, peraltro con un importante precedente di molti anni fa per traffico di droga. I due si sono sposati. Durante la permanenza a Roma ha rapinato e aggredito un turista russo mandandolo in ospedale con una prognosi di trenta giorni: per questo motivo è stato arrestato la prima volta. 

Sottoposto ai domiciliari, ha aggredito due carabinieri che si erano recati a casa per i normali controlli e per questo è stato arrestato di nuovo. Scarcerato, ha partecipato ad una rissa e, in quell'occasione, insieme ad altri ha picchiato ben nove carabinieri che erano intervenuti per riportare la calma.

Terza tappa italiana, Livorno: nella città toscana ha rimediato una denuncia per spaccio di droga. Nel 2015 la coppia si è spostata a Milano, raggiunta anche dalla madre e dalla sorella di lui, trasferendosi in un appartamento di via Panfilo Castaldi in affitto. In poco tempo, grazie anche all'indole violenta, è diventato il "leader" dello spaccio di droga in zona Porta Venezia. Che incutesse timore è indiscutibile: il 7 maggio 2016 non è stato possibile arrestarlo perché l'uomo che la polizia aveva sorpreso a comprare droga da lui ha dichiarato che non avrebbe fatto il suo nome per paura di ritorsioni.

L'ultimo arresto risale invece a settembre 2016, quando gli agenti della squadra mobile lo hanno ammanettato per spaccio di cocaina. Da quell'episodio è derivato l'obbligo di firma in commissariato, di cui si diceva. Culmine di tutto, la minaccia di farsi esplodere in commissariato. La misura era colma, il tunisino troppo pericoloso. Peraltro, negli stessi giorni arrivavano segnalazioni da alcuni residenti: "C'è un uomo spesso violento in via Lazzaro Palazzi". Così, con l'ufficio immigrazione della questura di Milano, si è proceduto a revocare l'obbligo di firma per poter poi emettere l'ordine di allontanamento. Non si tratta di una "espulsione" vera e propria perché l'uomo non è clandestino: dopo il matrimonio con l'italiana, ha ottenuto la carta di soggiorno.

E quanto al matrimonio, sono forti i sospetti che l'abbia contratto solo per regolarizzarsi. Ne è ormai convinta la sua stessa moglie, che lo ha denunciato per maltrattamenti in famiglia e ha spiegato che le violenze sono iniziate dopo lo sposalizio, mentre prima il tunisino sembrava "l'uomo perfetto". Denuncia per maltrattamenti presentata, tra l'altro, anche dalla sorella.

Il 29enne è stato riaccompagnato fino a Tunisi con un volo di linea Alitalia partito da Milano, con scalo a Fiumicino: hanno viaggiato con lui tre "scortisti" specializzati, più un quarto che si è aggiunto nello scalo romano. Il tunisino ha cercato di eludere i controlli anche durante il viaggio di ritorno, senza tuttavia creare grossi problemi. Giunto a Tunisi è stato preso in consegna dalla polizia del suo Paese. Secondo quanto è stato riferito agli agenti italiani, avrebbe da scontare una pena considerevole per reati commessi in Tunisia. In via accessoria gli è anche stato ordinato di non fare più ritorno in Italia.

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