rotate-mobile
Il profilo

Chi era Roberto Maroni: governatore, ministro, segretario che "ripuliva" il partito con le scope

La carriera politica di Roberto Maroni, scomparso a 67 anni

Avvocato, musicista, ma soprattutto leghista dagli albori del movimento. Presidente di Regione, ministro, parlamentare. E' Roberto Maroni, scomparso nella notte tra il 21 e il 22 novembre a 67 anni. Era tra i fedelissimi di Umberto Bossi quando il futuro 'senatur' fondò la Lega Lombarda nel 1982. Prima di allora, Maroni ebbe una breve militanza in Democrazia proletaria. Nel 1985 entrò in consiglio comunale a Varese e divenne assessore, nel 1992, della prima giunta leghista del suo capoluogo. Nello stesso anno fu eletto alla Camera (divenne subito capogruppo). Con la rivoluzione di Mani Pulite la politica italiana cambiò e, nel 1994, si aprì la strada al primo dei governi di Berlusconi, che durò pochissimo. Maroni fu ministro dell'Interno di quel governo, ma, come il resto della Lega, ne contestò aspramente diversi provvedimenti, tra cui il 'decreto Biondi' spesso soprannominato 'salvacorrotti'. 

Bossiano fino in fondo, aderì alla svolta secessionista della Lega e, nel 1996, si oppose fisicamente alla perquisizione del suo ufficio in via Bellerio su ordine della procura di Verona: venne portato via in barella. Più lunga la sua seconda esperienza da ministro, con la Lega Nord ormai tornata nell'alveo del centrodestra: dal 2001 al 2006 Maroni fu ministro del Welfare. L'omicidio del giuslavorista Marco Biagi avvenne proprio durante il suo mandato. Biagi aveva chiesto maggior protezione dopo alcune minacce telefoniche e Maroni se ne interessò 'girando' la richiesta a chi di dovere: purtroppo le misure aggiuntive non furono prese e il docente fu ucciso dalle nuove Brigate Rosse.

Ancora ministro dell'Interno dal 2008 al 2011, varò alcuni 'decreti sicurezza' con cui, tra l'altro, si introdusse il reato di atti persecutori (stalking) e si istituì la tessera del tifoso. Nel 2012, quando Bossi fu costretto a dimettersi da segretario del movimento leghista per lo scandalo dell'ex tesoriere Belsito, Maroni si pose alla guida del rinnovamento del partito (famosa l'immagine con le scope in mano, a simboleggiare la pulizia) e fu eletto segretario della Lega Nord. L'anno seguente fu candidato per il centrodestra a presidente di Regione Lombardia, vinse le elezioni e, dopo poco più di un anno da segretario, si dimise lasciando il posto a Matteo Salvini.

La malattia

Nel 2018 non si ricandidò alla guida della Regione e, negli anni successivi, restò ai margini della vita politica e di partito, sempre più distante dalla linea 'nazionalista' impressa da Salvini, fino a contestarlo apertamente nel 2022 (e a chiedere un nuovo segretario) dopo le elezioni politiche che hanno segnato una battuta d'arresto netta per il partito, in favore soprattutto di Fdi. Nel 2021, intanto, si era parlato di lui come candidato sindaco della sua Varese, ma il tumore al cervello che nel frattempo lo aveva colpito non gli consentiva un simile impegno.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Chi era Roberto Maroni: governatore, ministro, segretario che "ripuliva" il partito con le scope

MilanoToday è in caricamento