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Tagli al bilancio, le proteste dei sindaci lombardi

Questa mattina i sindaci della Lombardia protestano davanti al Prefetto di Milano per i tagli al bilancio e per i vincoli del patto di stabilità. Per Palazzo Marino è presente l'opposizione. I video

Alcune centinaia di sindaci e assessori dei Comuni della Lombardia hanno ormai riempito la piccola piazza San Babila a Milano, tutti con la fascia tricolore sulle spalle per protestare contro i vincoli del patto di stabilità interno, i tagli ai trasferimenti agli enti locali, e chiedere la piena restituzione del gettito Ici, dopo l'abolizione della tassa sulla prima casa. L'iniziativa, come annunciato ieri, è stata organizzata da Anci Lombardia. In piazza San Babila  - alle 10 di mattina, ora di inizio del corteo - ci sono amministratori di tutti i colori politici, dai sindaci del Pd di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini, di Lecco Virginio Brivio e di Lodi, Lorenzo Guerini, a quelli del Pdl di Bergamo, Franco Tentorio, e Marco Mariani di Monza. La manifestazione prevede una tappa in Prefettura, per riconsegnare simbolicamente le fasce tricolori al prefetto Lombardi.

GLI AGGIORNAMENTI

8 aprile ore 14.55 - Il resoconto dei sindaci: "Abbiamo fondi che non possiamo utlizzare". Tante fasce tricolore tutte insieme sotto l'egida dell'Anci - l'Associazione nazionale dei comuni italiani, si sono ritrovate a San Babila per protestare contro i tagli agli enti locali. Una manifestazione bipartisan, a dimostrare che nelle faccende amministrative l'ideologia politica può contare meno delle cose pratiche e materiali. I problemi nei municipi di destra e di sinistra possono essere esattamente gli stessi. "Non possiamo utilizzare i fondi dell'avanzo sul bilancio 2009 - spiega il sindaco di Bergamo - significa che non possiamo fare investimenti ed erogare servizi".

 

 

8 aprile ore 14.25 - Il sindaco di Rho ha deciso di non partecipare . “Ho deciso di non partecipare alla manifestazione, perché non condivido la forma che è stata data a questa protesta: il gesto simbolico di restituire la fascia tricolore vuole simboleggiare la rinuncia ad amministrare le nostre città perché “Impossibile” e francamente credo che sia un gesto eccessivo.

Condivido il giudizio dato dal Sindaco Fontana: i Comuni si trovano oggi senza entrate proprie e senza autonomia e quindi nella impossibilità di fare una qualunque politica di bilancio. Tuttavia penso ai tanti Comuni, gestiti dalla sinistra o situati nelle regioni del Sud, i quali, senza le restrizioni oggi imposte dal Ministro Tremonti, continuerebbero nella loro spesa dissennata e nel loro crescente indebitamento, mettendo a rischio la stabilità di tutta la nazione.  

Sono quindi convinto della necessità  di una regola restrittiva, che dovrà essere migliorata, premiando i Comuni più virtuosi e non trattando tutti nello stesso modo. Dico questo anche se il patto di stabilità mette il nostro comune in difficoltà: le amministrazioni di sinistra hanno portato il nostro indebitamento a livelli proibitivi e ora dobbiamo pagare debiti e interessi che tolgono risorse che sarebbero necessarie per sostenere le molte famiglie in difficoltà.”

8 aprile ore 13 - Sergio Graffeo, sindaco di Corsico: “I primi tentativi di federalismo, anche in materia fiscale, risalgono agli anni Novanta, ai tempi del ministro Bassanini”. “Gli sforzi fatti dai riformatori di quel tempo sono stati letteralmente sotterrati da una frenetica rincorsa al risanamento della finanza pubblica attuando un'inutile, quanto dannosa, politica del giorno per giorno, invece di avere il coraggio di mettere in atto interventi radicali e profondi. E qui le responsabilità sono indipendenti dal colore politico dei Governi che si sono susseguiti. Le riforme, che qualcuno ha tentato di mettere in atto anche qualche anno fa, sarebbero state impolari, ma avrebbero sicuramente permesso di costruire nuove fondamenta a una finanza locale traballante. Oggi assistiamo al solito scaricabarile. Ci si rimepie la bocca di grandi riforme, ci si erge a modello addirittura europeo per la capacità di risanamento della finanza pubblica, ma si tace il fatto che si scarica tutto il peso di una incapacità programmatoria e riformatrice proprio sui Comuni e, quindi, direttamente sui cittadini. Si abbia almeno il coraggio di dire loro la verità. Si passi dai proclami alle scelte, smettendo di avere come bersaglio privilegiato i Comuni, che oggi sono in ginocchio perché sempre più in difficoltà a far quadrare i conti”.
 

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