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Sala critica Renzi: "Matteo fa molta fatica a stare in una comunità collaborativa"

Il sindaco di Milano parla dell'ennesima "scissione" del centrosinistra

"Penso che Matteo faccia molta fatica a stare in una comunità collaborativa".

Il sindaco Beppe Sala commenta, mercoledì mattina, l'uscita di Matteo Renzi dal Pd. Un'ennesima scissione nel centrosinistra che non va giù al primo cittadino. Che si accoda ai tanti critici del senatore fiorentino.

"Le ragioni politiche della scissione di Italia Viva sono difficili da comprendere - dice Sala -. Se l’obiettivo era quello di riorganizzare lo spazio politico in modo più coerente, temo che gli effetti, almeno al momento, siano diversi da quelli sperati. In quello stesso spazio “liberal-democratico” oggi c’è solo un soggetto in più".

Poi, ancora, si fa strada l'ego dell'ex premier: "Credo che le ragioni vere di questa scelta risiedano invece altrove. Lo dico con rispetto per Matteo, ma credo che faccia molta fatica a stare in una comunità collaborativa, preferendo invece un sistema che risponda pienamente a lui. È questo quello che più ci distingue", conclude.

La mossa di Renzi

La mossa di Renzi, a Roma, cambia gli scenari: inevitabile, come riporta Today.it. L'uscita dal Pd e la nascita nella maggioranza di "Italia Viva" di Matteo Renzi rappresentano oggettivamente per la tenuta del Governo "un rischio, perché con una nuova sigla politica cambia il quadro di governo. Pertanto io mi appello al senso di responsabilità di tutti". E in ogni caso "noi faremo di tutto perché non sia così e sia evitata la destabilizzazione di maggioranza e governo". Parola di Nicola Zingaretti.

"Io da quando il governo è partito - e anzi ancora prima, dal mese di agosto - dice il segretario del Pd intervistato dal Corriere della Sera- ho detto una cosa molto chiara: che noi dobbiamo, nel comune programma di governo ma anche nella società, rafforzare uno spirito di comunità nei confronti dei 5 Stelle. E questo spirito noi dovremo provare a costruirlo con tutte le forze della maggioranza con contenuti chiari e spirito aperto".

Governo Pd-M5s, alleanza anche alle regionali?

Quanto alle alleanze alle prossime elezioni Regionali, "noi non dobbiamo catapultare nei territori formule politiche che potrebbero anche provocare crisi di rigetto però - esorta Zingaretti- dobbiamo provare, territorio per territorio, a vedere se si riesce a fare una sintesi tra partiti diversi, come eravamo noi e i 5Stelle fino a poche settimane fa, per mettere in campo nuove proposte una nuova classe dirigente. . Questo è avvenuto nel governo nazionale. Non bisogna avere paura di confrontarci, noi possiamo e dobbiamo farlo. Grazie al confronto, infatti, abbiamo rotto la saldatura tra l'elettorato della destra di Salvini e quello del Movimento 5 Stelle in cui convivono pulsioni diverse".

Senza escludere, infine, che alleanze al Governo e alle Regionali siano foriere di ulteriori sviluppi. "Io credo - argomenta Zingaretti- che uno degli errori del governo gialloverde sia stato quello di mantenere cristallizzate le differenze tra le due forze politiche della maggioranza. Questo ha generato mesi di ritardi, incomprensioni e litigi, provocando un danno immenso pagato dall`Italia e dagli italiani. Noi ora dobbiamo fare l'opposto. Cioè maturare un processo politico di confronto, di dialogo e di avvicinamento che porti a dei risultati molto concreti. Come è avvenuto adesso, nelle trattative per la formazione del governo grazie agli sforzi di entrambe le parti, si lavora per alzare gli stipendi degli italiani attraverso il taglio delle tasse, per varare un importante piano casa per le fasce sociali più deboli e aprire una nuova stagione di investimenti per le imprese. Credo che sia segno di grande maturità non rinunciare alle proprie idee ma al contempo non avere paura di confrontarsi e fare altri passi insieme".

Con la scissione di Matteo Renzi ''sia il centrosinistra che il governo saranno meno forti''. E' una ''scelta incomprensibile''. Lo ha detto Enrico Letta, ex premier, ospita di 'Di Martedì' su La7.

Delrio: "Confido nel senso di responsabilità di chi esce dal Pd"

"Confido nel senso di responsabilità dei colleghi in uscita. Semmai sono più preoccupato che, come sempre accade nella logica dei partiti, ognuno possa alzare delle bandierine: il modo più sbagliato di governare. Spero si mantenga lo spirito con cui siamo entrati in questa sfida: fare sintesi, altrimenti cadremo nella dinamica Salvini-Di Maio che tanto male ha fatto al Paese". Lo dice il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio, renziano doc ora al fianco di Nicola Zingaretti, sulla tenuta del Governo all'indomani della nascita di "Italia Viva" ad opera di Matteo Renzi e parlamentari in uscita dai dem. "Qualche accento diverso sui contenuti ci sta. Ma deve servire però - avverte Delrio confodando che Renzi non sarà il novello Salvini della maggiroranza giallorossa- ad arricchire il dibattito e ad aiutare la povera gente, non a scopi personali o di partito".

"Nel 2012 - ricorda Delrio intervistato da Repubblica- alle sue prime primarie, ero uno dei pochi dirigenti schierati con lui da sindaco di Reggio Emilia e presidente dell`Anci. Abbiamo sempre condiviso un percorso lungo e appassionante almeno sino a un anno fa, quando abbiamo scelto strade un po` diverse». Per Graziano Delrio, capogruppo pd alla Camera, l`addio del senatore di Firenze è molto più che una questione politica: ha a che fare con l`amicizia, vite che si intrecciano fuori dal palazzo, consuetudini familiari".

"Nei giorni scorsi - racconta ancora l'ex ministro- l'ho sentito" ma "non ha provato nemmeno" a propormi di seguirlo. Perchè "sapeva da mesi che la risposta sarebbe stata no. Ci conosciamo troppo bene: i tentativi di convincere lui me e io lui sarebbero stati senza esito".

Italia Viva, chi resta nel Pd e chi va con Renzi

Chi resta e chi va: Ivan Scalfarotto è l'unico sottosegretario renziano che seguirà formalmente Matteo Renzi. La delegazione renziana nel Conte bis comprende anche le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti.

Restano nel Pd la viceministra Anna Ascani e i sottosegretari Simona Malpezzi, Salvatore Margiotta e Alessia Morani. A Milano, oltre al già citato Scalfarotto, seguono Renzi il deputato Mattia Mor e i senatori Eugenio Comincini e Tommaso Cerno, oltre all'ex vicesindaco Lucia De Cesaris.

Italia Viva, perché Conte non si fida di Renzi

Renzi ha assicurato che non c'è alcuna intenzione di sabotare l'asse Pd-M5s, né di presentare candidati prima delle prossime elezioni politiche: ma controllerà di fatto ben 15 senatori decisivi per la fiducia e per il futuro del governo Conte. Il premier non si fida.

Per Conte non è prettamente una questione di numeri: il progetto di Renzi mira anzi ad allargare la base delle forze che di maggioranza, attraendo parlamentari anche da altri schieramenti. Il problema, secondo indiscrezioni che filtrano da Palazzo Chigi, è che il senatore di Rignano vorrà avere maggiore spazio e tenterà di imporre i suoi temi, creando problemi di rapporti con il Pd e con il M5s. Per questo Conte non nasconde il suo fastidio, pur senza "entrare nelle dinamiche interne a un partito".

La telefonata fra Matteo Renzi e Luigi Di Maio

La telefonata fra Matteo Renzi e Luigi Di Maio, rivelata dall'ex segretario del Pd nel corso della registrazione di ieri di Porta a Porta, è stata "una prima volta, non ci eravamo mai sentiti prima": lo ha detto il capo politico del Movimento 5 stelle durante l'assemblea congiunta degli eletti stellati.

Di Maio, secondo quanto filtra da fonti parlamentari, ha detto di avere chiesto al suo interlocutore "che non si riproduca la stessa dinamica che c'era con l'altro Matteo (Salvini, ndr)". Ma le fibrillazioni nella maggioranza sono appena iniziate.

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