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Lunedì, 29 Aprile 2024
La storia

Disabili esclusi dal concerto di Taylor Swift a Milano: l'appello di Silvia

La 35enne ha lanciato una raccolta firme su Change.Org: la campagna

Poter partecipare a un concerto può diventare un’impresa per chi vive in sedia a rotelle. Ma c’è chi non ci sta: come Silvia, una 35enne che vive a Milano e che il 13 e il 14 luglio 2024 vorrebbe poter assistere al concerto di Taylor Swift a San Siro senza trovare 'barriere architettoniche' e in libertà. Una libertà che finora, stando a quanto raccontato dalla 35enne, le è stata negata dagli organizzatori, pur avendo acquistato un biglietto per il settore VIP a 300 euro. Per questo Silvia ha deciso di lanciare un appello sui social video sui social e una petizione online - che ha già raccolto 32mila firme - su Change.org.

Il video appello di Silvia

“Mi chiamo Silvia, ho 35 anni, vivo a Milano, sono una ragazza sulla sedia a rotelle e sono una grande fan di Taylor Swift”. Esordisce così la petizione online lanciata su Change.org da Silvia Stoyanova a nome di tutti i disabili che, come lei, sono stati esclusi dal concerto di Taylor Swift. La promotrice racconta la vicenda sulle pagine della sua petizione, spiegando che non potrà accedere nonostante abbia acquistato anche un biglietto vip per l’evento per garantirsi un posto; il suo appello chiede agli organizzatori di ripensarci per questo e futuri eventi affinché le persone con disabilità non siano mai più discriminate e possano realizzare i propri sogni al pari di tutti gli altri. L’obiettivo è convincere l’organizzazione a installare uno spazio aggiuntivo per le persone con disabilità per consentire a un numero maggiore di disabili di partecipare. “In Italia per fortuna abbiamo un precedente grazie a una ragazza che si è battuta per una seconda pedana per disabili all’Arena di Verona, quindi sappiamo che è possibile”, si legge nella petizione. 

Riepilogando quanto accaduto, Silvia spiega che “come tutti i disabili in Italia, ho dovuto compilare un modulo scaricabile sul sito degli organizzatori italiani dell'evento, allegare la mia documentazione di invalidità e spedirlo via mail”, si legge nel testo della petizione. “Mi era stato spiegato telefonicamente che si sarebbero presi la briga di "occuparsi" di noi disabili una volta esauriti i biglietti in vendita su Ticketone (stiamo parlando dei biglietti riservati a chi non ha problemi motori, come se noi disabili appartenessimo a una categoria di serie B, e per l'ennesima volta non abbiamo gli stessi diritti e priorità alla pari di chi cammina). In attesa di essere ricontattata da loro mi sono mossa per conto mio e mi sono comprata un biglietto vip fronte palco, zona prato (è vero che ho speso la bellezza di 300 euro ma almeno ero sicura che fosse una zona accessibile per la sedia a rotelle, in quanto priva di gradini)”, prosegue l’autrice della campagna.

“Una volta chiuse le vendite effettivamente l'agenzia ha iniziato a occuparsi anche di noi, mandando a destra e a sinistra mail in cui decideva chi fare entrare e chi no. Il criterio con cui sono state prese tali decisioni non è mai stato reso noto o scritto nero su bianco sul sito degli organizzatori. Purtroppo, essendo un evento privato, questa agenzia può gestire le cose come più le pare e piace”, afferma la promotrice. “Io rientro tra le persone che sono state escluse dall'evento. Allora ho chiamato l'agenzia comunicando loro che mi sono comprata un biglietto vip zona prato fronte palco (area accessibile con la sedia a rotelle) e la loro risposta è stata “in ogni caso, seduta sulla sedia a rotelle, non puoi partecipare pure avendo quel biglietto", lasciando intendere che se io fossi in grado di alzarmi e camminare non ci sarebbe alcun problema”, racconta Silvia.

“Inoltre, nella mail che mi hanno mandato mi hanno invitato a non contattarli ulteriormente in quanto sarebbero stati loro a ricontattarci qualora qualcuno decidesse di non partecipare più all'evento, o se i posti per disabili dovessero aumentare. Io voglio battermi affinché quel se si trasformi in qualcosa di concreto. Mi rendo conto che sia impossibile far entrare tutti i disabili che hanno inviato la loro richiesta, ma siamo certi che la costruzione di un ulteriore spazio per disabili, seppur limitato, possa permettere a qualche persona in più di assistere al concerto”, li esorta l’autrice.

L’autrice specifica anche che “fino al 2000, i posti riservati ai disabili erano quelli in prima fila, proprio davanti al palco. Dal 2000 in poi i disabili sono stati messi in fondo alle sale, sempre più lontano dai palchi e in alcuni casi (ad alcuni concerti all'aperto), posizionati proprio accanto ai bagni mobili che sotto il sole cocente rendono l'aria irrespirabile, o anche posizionati su palchi dove le transenne sono proprio all'altezza dei loro occhi e gli impediscono la totale visuale. Questo perché i posti in prima fila, che prima erano nostri, adesso vengono venduti come pacchetti vip a prezzi esorbitanti. E sono sempre gli organizzatori a gestire tutto questo; perché sono certa che se dipendesse dal ministero della Disabilità le cose sarebbero gestite diversamente”. Sottolineando che “in America, in Giappone e in altri paesi europei le cose non stanno così e c'è una maggiore organizzazione. Per esempio in America i disabili hanno diritto di comprare un biglietto in zone accessibili con la sedia a rotelle (stiamo parlando di posti scelti da loro) e potersi godere lo spettacolo insieme ai loro amici e alle loro famiglie”.

“Si parla sempre di quanto bisogna aiutare sempre di più le persone fragili, abbattendo barriere e muri che li dividono dal mondo, quindi sembra assurdo che tutto questo stia accadendo proprio al concerto di una delle artiste più impegnata nei confronti dei fragili”, conclude l’autrice. Sottolineando le richieste degli ormai oltre 30mila firmatari dell’appello: “Chiedo agli organizzatori di smettere di vederci come persone di serie B, comprendere che non possono pensare solo al loro profitto ma devono pensare anche alle persone malate che stanno lasciando sui marciapiedi davanti allo stadio. C'è bisogno che comprendiate che state lasciando a casa persone malate che non hanno il lusso di aspettare altri 13 anni affinché Taylor Swift ritorni in Italia”, esorta Silvia rivolgendosi direttamente agli organizzatori dell’evento. “C'è bisogno che comprendiate che i disabili hanno il presente e che nessuno, nemmeno voi, deve strapparci via un sogno”.

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