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Cronaca

Aziende riassegnate dopo la confisca alla mafia: ancora troppo poche

Soltanto 80 su 263 le aziende lombarde confiscate e riassegnate: si perde capacità produttiva e si mettono a rischio posti di lavoro di persone incolpevoli

Più di 800 beni confiscati alla mafia in provincia di Milano, e in gestine all'Agenzia nazionale, ma un punto debole, quello delle aziende confiscate: ne sono state finora riassegnate troppo poche. I dati sono stati resi noti da Riccardo De Corato, assessore regionale alla sicurezza, a margine di un incontro in prefettura dedicato proprio all'utilizzo dei beni confiscati.

La Lombardia è al quinto posto in Italia (dopo Sicilia, Calabria, Campania e Puglia) per numero di immobili confiscati: 1.771, oltre a 263 aziende. Ma di queste ultime ne sono state assegnate soltanto 80, di cui il 90% liquidato e il 10% venduto. "Una grandissima perdita economica e anche una sconfitta per lo Stato, che non riesce a tenere vive le aziende sottratte alla mafia", commenta De Corato.

Le aziende costituiscono un "vulnus" nei procedimenti di confisca nell'ambito della lotta alla criminalità organizzata, poiché sono (anche) fonte di reddito per chi ci lavora e, incolpevolmente, subisce le conseguenze della confisca stessa, se l'impresa non viene subito resa nuovamente operativa. Cosa che, evidentemente, non si riesce spesso a fare. La Regione ha finanziato il fondo per il recupero dei beni mafiosi con oltre 3 milioni e 300 mila euro, destinati a 30 Comuni nei cui territori insistono questi beni.

Per lo più, il recupero degli immobili ha per obiettivo la trasformazione delle strutture in housing sociale o sede di attività non lucrative (associazioni e così via). Ma a volte passa (troppo) tempo tra la confisca e la riassegnazione. Come in via Mosso 4, il cui immobile (confiscato alla criminalità organizzata) sarà presto riassegnato al Comune di Milano, che aprirà un bando per la ristrutturazione e la gestione a fini sociali, ma nel frattempo il lungo abbandono ha da una parte degradato moltissimo lo stabile, e dall'altra lo ha reso preda degli spacciatori, che ne hanno fatto un loro "fortino".

Appena fuori città, a Buccinasco, si trova invece la storica villa del boss della 'ndrangheta Rocco Papalia, recentemente scarcerato per avere terminato di scontare la sua pena. Papalia è tornato a vivere nella parte di villa non confiscata, ma il Comune di Buccinasco ha cercato di opporsi alla richiesta della famiglia di potere utilizzare le parti comuni come il cortile interno.
 

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