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Melania Rizzoli, neo assessore al lavoro: "Per il successo conta la fortuna". Polemiche

La tesi in un articolo su "Libero": la neo assessora regionale al lavoro e formazione sostiene che la fortuna conti più delle capacità di partenza per "scalare il successo". Dura replica di Bussolati (Pd)

Qual è il segreto del successo e della carriera? Sembra un discorso da fine serata al bar, ma è piombato nella polemica politica lombarda. Motivo: la neo assessora al lavoro Melania Rizzoli, di Forza Italia, ha firmato un articolo su Libero (quotidiano con cui collabora regolarmente) in cui si sostiene la sostanziale prevalenza dell'elemento fortuito sul talento. Come era prevedibile, l'intervento ha generato un dibattito.

Siamo a inizio consiliatura e com'è ovvio la nuova giunta regionale, guidata dal leghista Attilio Fontana, non ha ancora preso alcun provvedimento concreto riguardo le politiche occupazionali e la formazione professionale. Forse anche per questo l'articolo di Rizzoli appare ai più come un "programma politico preventivo" e, forse proprio per questo, destinato a far discutere.

«Chi di voi crede che il talento sia la condizione essenziale per avere successo è sulla strada sbagliata e si fida delle illusioni, perché per salire sul palcoscenico, e soprattutto per restarci, è indispensabile avere fortuna», l'incipit che più chiaro non poteva essere. Fortuna che non nasce a sua volta dal nulla, ma deve avere basi come la famiglia e il Paese di nascita, la possibilità di accedere a scuole di buon livello, l'opportunità di una buona rete di relazioni.

La tesi dell'assessora, in verità, non è così tranchant: Rizzoli non nega la valenza del talento, dell'impegno e della formazione, ma in ultima analisi sostiene che ad essere determinante sia la dea bendata, in grado di «favorire una casualità positiva in un momento particolare, per cambiare in meglio la vostra vita e proiettarla ai vertici della carriera professionale».

E dire che la stessa Rizzoli, parlando di sé stessa e della sua inattesa nomina, aveva affermato che la "chiamata" di Silvio Berlusconi era «un riconoscimento della qualità e del merito». Come si ricorderà, al suo posto avrebbe dovuto essere nominata Silvia Sardone, oltre 11 mila preferenze, la donna più votata in Regione il 4 marzo. L'interessata polemizzò parecchio con i vertici del suo partito, tanto che si vocifera di un futuro passaggio alla Lega per la pasionaria forzista in pochi anni salita dal consiglio di Municipio 2 al consiglio comunale (nel 2016) e ora a quello regionale. «Il partito ignora il merito», tuonò Sardone. Siamo sempre su quel discorso.

A Rizzoli ha prontamente replicato Pietro Bussolati, consigliere regionale del Pd e segretario metropolitano dem di Milano. «Invece di scrivere pamphlet imbarazzanti, Rizzoli si occupi dei 16 lavoratori del Besta a cui, per colpa di Regione Lombardia, prima è stato proposto un contratto a 3,50 euro l’ora, poi sono stati lasciati a casa. 16 famiglie senza stipendio: forse per sfortuna, certo non per demerito», ha scritto su Facebook auspicando un intervento di Fontana che «la richiami ai suoi compiti».

Ad ammettere la possibilità che le frasi di Rizzoli possano esssere «fraintese» è Manfredi Palmeri, consigliere regionale di Energie per l'Italia: «Il modo migliore per rispondere alle critiche è quello di assumere provvedimenti che, per la Lombardia, valorizzino merito, talento e capacità», scrive l'esponente di maggioranza in una nota.

«Deve essere garantita l'esistenza di un ascensore sociale pienamente funzionante e la possibilità che le differenze possano essere annullate da parte di chi merita», aggiunge Palmeri, secondo cui, senza che sia negata «l'esistenza della fortuna nei fenomeni umani e anche nei percorsi professionali, chi ha responsabilità pubbliche deve fattivamente evidenziare il messaggio per cui occorre coltivare il talento, rafforzare l'impegno e affermare il merito». 

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