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Striscione contro Salvini a San Siro: la polizia prova a rimuoverlo ma gli abitanti resistono

Azione di protesta a San Siro dopo che a Brembate era stato rimosso uno striscione

Un altro striscione contro Matteo Salvini che la polizia ha tentato di rimuovere. Questa volta, contrariamente a Brembate (Bergamo), senza riuscirci per l'opposizione di chi lo striscione l'aveva esposto e degli abitanti del suo quartiere, quello milanese di San Siro. E' successo mercoledì mattina in via Morgantini. 

Alla porta della cittadina hanno bussato otto agenti di polizia in borghese, intimandole di togliere lo striscione dal balcone, ma dopo vari minuti di tensione, anche per via del presidio spontaneo del Comitato Abitanti di San Siro che si è radunato davanti alla palazzina, portando la polizia a desistere dal togliere il lenzuolo.

"Anche San Siro ha dovuto subire un ennesimo atto di intimidazione nei confronti della libertà di espressione", si legge in una nota del Comitato Abitanti di San Siro: "Alla porta di una degli abitanti del quartiere che ha voluto mostrare il proprio dissenso alla presenza di Salvini & co, si sono presentati 8 agenti in borghese, che hanno intimato di rimuovere lo striscione dal balcone, minacciando di sfondare la porta".

"Salvini opera con distrazioni di massa", spiega a MilanoToday il comitato: "Il problema sarebbero i migranti ma poi osserviamo la corruzione dilagante, consiglieri arrestati, prima ancora il caso di Formigoni, quello dell'ex assessore alla casa Zambetti, in queste settimane il caso Siri. La polizia tenta di intimorire chi la pensa diversamente, ma noi chiamiamo tutti a esporre striscioni nelle case per dimostrare che c'è un'altra Milano, c'è un'altra Italia. C'è chi vuole un Paese basato sulla solidarietà e i diritti". E il 18 maggio è prevista la manifestazione collettiva "Gran Galà del Futuro", con spettacoli in piazza del Cannone dalle 14 e corteo da largo Cairoli alle 16.

Lo striscione tolto a Brembate con l'autoscala dei pompieri

Era diventato un caso nazionale lo striscione esposto lunedì mattina a Brembate (Bergamo) con la scritta «non sei il benvenuto», in concomitanza con una iniziativa elettorale di Salvini nella cittadina, e fatto rimuovere su ordine della questura bergamasca utilizzando un'autoscala dei vigili del fuoco.

A fronte delle giustificazioni del questore Maurizio Auriemma («lo facciamo per ogni partito») e del comandante dei pompieri bergamaschi («per noi solo un intervento tecnico su richiesta della questura»), le reazioni non si erano fatte attendere sia da parte dei politici sia da parte di alcuni sindacalisti di polizia e vigili del fuoco. In risposta, i Sentinelli e Insieme Senza Muri avevano promosso un'"accoglienza" a Salvini, sabato 18 maggio a Milano con esponenti delle destre europee, appendendo lenzuoli alle finestre.

"Turbativa" di propaganda elettorale?

Le polemiche successive alla rimozione dello striscione di Brembate si sono concentrate sull'articolo 72 della testo unico 26/1948, quello che regola l'elezione della Camera dei Deputati: «Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata, e' punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da lire 3.000 a lire 15.000. Se l'impedimento proviene da un pubblico ufficiale, la pena e' della reclusione da due a cinque anni».

Tutto ruota attorno ai concetti di "impedimento" e "turbativa" della "riunione di propaganda elettorale". Può uno striscione impedire o turbare un'iniziativa politica? Rocco Todero, sul Foglio, spiega l'orientamento della giurisprudenza: posto che siamo di fronte a una libera manifestazione del pensiero, se la condotta "impedisce" di svolgere la riunione di propaganda, allora va sanzionata, altrimenti no.

La semplice espressione di idee diverse da quelle di un uomo politico, fosse anche il ministro dell'Interno, è tutelata dall'articolo 21 della Costituzione, a patto che la modalità non impedisca o turbi il comizio o l'evento. 

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (Art. 21 Cost.)

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