100 mucche soffrono ostaggio di una causa giudiziaria alle porte di Milano
Al centro di una decennale contesa giudiziaria 100 vacche stanno soffrendo, senza che nessuno intervenga. Succede alle porte di Milano (a Cassina de'Pecchi) dove, si potrebbe pensare che una vicenda del genere non passerebbe inosservata. Invece, nonostante la proprietaria - cui sono state sottratte per sfratto - si sia rivolta, per denunciare il maltrattamento subito dagli animali, agli animalisti dell'Ente nazionale protezione animali (Enpa), ai carabinieri forestali e persino a Strisca la notizia (sempre pronta a intervenire quando si tratta di dare la croce addosso ad allevatori, magari in difficoltà). Come mai? Cosa c'è sotto? Ufficiale guidiziario, ATS, e la controparte addossano alla proprietaria lo stato di denutrizione degli animali. Così hanno anche preventivamente bloccato chi se ne sarebbe potuto interessare. Ma, ammesso che la mandria non fosse in buone condizioni anche prima del 21 marzo (quando è stata consegnata dall'ufficiale giudiziario a un custode), se gli animali stanno male perché non fare qualcosa? Forse per non creare pubblicità intorno a una vicenda comunque controversa e dai contorni ambigui? Va precisato che la causa è iniziata nel 1992 e che la sentenza di primo grado, poi ribaltata da quella di appello del 2017, era favorevole agli agricoltori (famiglia Cassi). In effetti la vicenda è tutt'altro che chiara; quello che gli amici del politico "amico" del papà fecero firmare, a fronte del prestito, dicendo che era solo l'atto di garanzia era una procura a vendere. Quando il padre dei fratelli Cassi fu in grado di restituire il prestito, uno dei prestatori volle esercitare il diritto di vendita a una società che era a sua volta controllata da un'altra società (le solite srl a scatole cinesi) dove c'era dietro il venditore. Così egli vendette, di fatto, a sé stesso a un prezzo stracciato (800 milioni di vecchie lire, invece del valore di mercato di 2 miliardi). Fu, in forza di questi passaggi equivoci che il primo giudizio fu favorevole ai Cassi. La situazione, almeno per alcuni capi (vi sono vacche a terra con le zampe divaricate) è peggiorata e diversi animali non possono alimentarsi e neppure abbeverarsi normalmente. Gli animali, poi, non possono accedere al pascolo come in precedenza. Qualcuno potrebbe pensare che lasciarli morire di inedia semplificherebbe le cose alla burocrazia che, in questo modo, sarebbe sollevata dalla responsabilità di decidere gli abbattimenti e di gestire la non facile messa in vendita della mandria. Una cosa è certa: la non visibilità, che sinora ha caratterizzato la vicenda, rappresenta un grosso vantaggio per chi vuole portare a termine lo sfratto di una famiglia di allevatori che dal 1949 operano alla Cascina Moretti di Sant'Agata Martesana (comune di Cassina de' Pecchi). Fortunatamente, anche se ormai siamo agli sgoccioli (ed è imminente anche lo sfratto dall'abitazione), la Gazzetta della Martesana ha rotto il muro di silenzio con l'edizione di ieri 14 aprile. Ora vedremo cosa faranno - almeno per quanto riguarda la sorte dei poveri animali - gli animalisti, gli enti, i media che hanno ben pensato di non intervenire. Un intervento immediato potrebbe ancora salvare gli animali.