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Cronaca

Com'è finita la storia dei soldi in Svizzera di Fontana

Archiviazione per il governatore: "Nessuna violazione riconducibile" a lui

Archiviato. Il gip di Milano, Natalia Imarisio, su richiesta dei pm, ha deciso di archiviare l'inchiesta in cui il governatore lombardo Attilio Fontana era indagato per autoriciclaggio e falso nella 'voluntary disclosure',  lo strumento che il fisco italiano mette a disposizione dei contribuenti per regolarizzare la propria posizione fiscale su beni posseduti all'estero. Al centro dell'indagine c'erano i 5,3 milioni di euro che erano depositati su un conto a Lugano riconducibile a Fontana, e scudati nel 2015, e in particolare su parte del denaro, 2,5 milioni, che gli inquirenti ritenevano frutto di presunta evasione fiscale.

Il presidente regionale, stando a quanto avevano ipotizzato gli inquirenti, il 24 settembre 2015 aveva regolarizzato i 5,3 milioni - frutto di un'eredità materna -, ma di quei soldi 2,3 milioni apparivano invece ai pm possibile evasione fiscale del Fontana avvocato. La procura aveva anche chiesto una rogatoria alla Svizzera, che però non aveva mai replicato. 

Il governatore, difeso dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa, ha sempre ribadito che la somma regolarizzata 7 anni fa era il lascito ereditario della madre e la difesa ha depositato documenti relativi ai conti svizzera a partire dal '97. Alla fine, con l'archiviazione arrivata martedì, il tribunale ha riconosciuto che non ci sono violazioni riconducibili al presidente del Pirellone. 

“Il provvedimento di archiviazione è stato in linea con le evidenze processuali, il presidente Fontana, insieme ai suoi difensori, è oltremodo soddisfatto, poiché finalmente si è dato atto della produzione documentale fornita dalla difesa, che ha dimostrato l’insussistenza dei fatti contestati, a prescindere da una rogatoria ormai inutile", il commento espresso in una nota da presidente e da suoi difensori. "Non sussisteva alcuna ipotesi di reato a carico del governatore", hanno concluso i legali. 

Invece è prevista per il 18 marzo, davanti al gup di Milano Chiara Valori, l'udienza preliminare a carico di Fontana e di altre 4 persone, che sono tutte accusate di frode in pubbliche forniture per la vicenda dell'affidamento da parte di Aria spa, centrale acquisti della regione, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75mila camici e altri dpi a Dama, società del cognato del presidente lombardo, Andrea Dini. 

L'affare, secondo l'indagine, avrebbe visto l'intervento del governatore con il tentativo di risarcire, per il mancato introito, il cognato con un bonifico - bloccato in quanto segnalato dalla banca d'Italia come operazione sospetta - di 250mila euro. Quei soldi, prelevati proprio dal conto in Svizzera, avevano poi aperto la nuova inchiesta adesso archiviata. 

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