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Caso Pifferi, lo psichiatra: "Capace di intendere, ha preferito sé stessa alla maternità"

Giorno di udienza per il caso di Alessia Pifferi al Tribunale di Milano. In aula il contro interrogatorio della difesa a Elvezio Pirfo

Assenza di empatia, ma non incapacità di intendere e volere. È questa l’opinione di Elvezio Pirfo, lo psichiatra che ha condotto la perizia su Alessia Pifferi e che oggi, 15 marzo, ha parlato nell'aula del Tribunale di Milano. Lo specialista ha descritto la mamma della piccola Diana di 18 mesi, morta di stenti a casa da sola per sei giorni, come una donna con “tratti di dipendenza e inadeguatezza” ma che possiede “una grande capacità di resilienza, ci sono passaggi della vita in cui mostra una grande capacità di non mollare mai rispetto agli eventi avversi della sua vita”. 

Pifferi avrebbe scelto volontariamente “di privilegiare l’essere donna rispetto all’essere madre”, ha detto in aula Pirfo rispondendo all’avvocata dell'imputata, Alessia Pontenani e confermando quanto riportato nella perizia. “Sull’istinto materno non ho nulla da dire. Non ho mai pensato di negare che Pifferi avesse un istinto materno, ho solo affermato la mia valutazione che prevale la dimensione della donna rispetto a quella della madre”. Pirfo ha anche raccontato che durante i test Alessia Pifferi “amplificava o ometteva. Non è vero che la signora non comprendeva”. 

“A mio avviso emergono due aspetti clinici su cui mettere l'attenzione: la dipendenza e la l'alessitemi (mancanza di empatia, ndr)”, ha detto il professor Pirfo sostenendo che si tratti di elementi “indiscutibili”, ma che non portano automaticamente alla configurazione di “un disturbo che altera la capacità della persona di funzionare”. Sulla questione del test svolto dalle psicologhe di San Vittore - indagate con l’avvocata di Pifferi  nell’indagine bis - lo psichiatra torinese ha spiegato che anche se quell’esame “fosse stato metodologicamente attendibile, comunque non avrebbe determinato la possibilità in sé di dire che esisteva una disabilità intellettiva”.

Lo scontro tra esperti

In aula è stato sentito anche il consulente della difesa di Alessia Pifferi, lo psichiatra Marco Garbarini: "Guardando alla vita della signora Pifferi, come si fa a dire che non ci sia stata una compromissione del suo funzionamento in tutte le aree? Ha un funzionamento assolutamente menomato, lo ha sempre avuto, fin da quando andava a scuola". Andando contro quanto detto dal collega Pirfo, Garbarini ha affermato che "la personalità, la funzionalità della signora Pifferi, come è stata descritta da me e dal perito, dal mio punto di vista non è così dissimile. La differenza è che io inserisco questo funzionamento in un disturbo dello sviluppo intellettivo che spiega come è la signora e giustifica quelli che sono stati i suoi comportamenti. Pirfo descrive le modalità di funzionamento ma non le attribuisce a un disturbo".

La lettera del parroco

Durante l’udienza Alessia Pontenani ha raccontato di aver ricevuto una lettera: “Il parroco, Don Agostino Brambilla, mi ha scritto una lettera, si è fatto avanti. Dice che era una bambina fragile e isolata con dei seri problemi di tutti i tipi. Lui sperava che con il matrimonio, con un 'bravo ragazzo siciliano' potesse finalmente crescere e diventare donna - ha spiegato Pontenani -. Ha descritto Alessia meglio di come l'hanno descritta tutti gli psicologi e psichiatri che l'hanno vista. L'ha descritta come una bambina che non è mai cresciuta, mi ha scritto perché gli dispiaceva che tutti ne parlassero male e la descrivessero come un mostro. Tutti quanti nella comunità di Ponte Lambro sapevano dei problemi di Alessia Pifferi, dice. Era definita 'svagata', tutti lo sapevano”. 

Intanto, la prossima udienza del processo a carico di Alessia Pifferi si terrà il prossimo 12 aprile. In programma la discussione tra le parti e, se ci sarà il tempo, i giudici potrebbero già ritirarsi ed emettere la sentenza. In caso contrario lo faranno nell'udienza successiva fissata per il 13 maggio.

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