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Ibra-Lukaku, il milanista si difende (a modo suo): "Nel mio mondo non c'è razzismo"

Lo svedese su Twitter: "Siamo tutti giocatori, alcuni più forti di altri". Le sue parole

Sulla difensiva - per una volta -, ma senza mai rinunciare all'attacco. In pieno "stile Ibra". Zlatan Ibrahimovic rompe il silenzio e dopo lunghe ore di polemiche dice la sua sullo scontro che lo ha visto protagonista martedì sera con l'attaccante dell'Inter, Romelu Lukaku, durante il derby per i quarti di finale di coppa Italia, poi vinto dai nerazzurri per 2-1, con gol di Eriksen e proprio dei "duellanti". 

"Nel mondo di Zlatan non c'è posto per il razzismo. Siamo tutti della stessa razza, siamo tutti uguali", ha scritto lo svedese su Twitter. Quindi, in conclusione, con l'immancabile "sete" di paragoni: "Siamo tutti calciatori, alcuni migliori di altri". Nel cinguettio il centravanti rossonero ha anche inserito un link che riporta a un suo vecchio post su Instagram in cui si vede una clip che mostra due bimbi che si abbracciano, accompagnata dal commento "we are one". 

Foto - Il post di Ibrahimovic su Twitter

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Le accuse di razzismo a Ibra sono arrivate per quella frase - "torna a fare i tuoi voodoo di mer**, chiama tua mamma piccolo asino" - urlata in faccia a Lukaku, che è poi andato su tutte le furie e ha replicato insultando mamma e moglie del "rivale" e arrivando quasi allo scontro fisico con il milanista. Il riferimento, comunque, è a una vecchia storia - leggenda? - che arriva dai tempi in cui Lukaku passò dall'Everton allo United, dove per un anno giocò proprio con Ibrahimovic. L'allora presidente del club di Liverpool raccontò che il belga era pronto a firmare il rinnovo prima che sua mamma lo bloccasse dopo un rito voodoo fatto in Africa. Da lì la provocazione del milanista e la furia di "Big Rom".

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