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Coronavirus, Greenpeace: "Allevamenti responsabili del particolato a cui si 'aggrappa' il Covid"

Uno studio dell’associazione ambientalista in collaborazione con Ispra indaga i settori maggiormente responsabili del particolato

Diversi studi hanno mostrato come il coronavirus si diffonda maggiormente nelle zone fortemente inquinate, dove gli abitanti sono più inclini a sviluppare problemi respiratori cronici, fertili per gli agenti infettivi come il Covid 19. Ora uno studio dell’Unità investigativa di Greenpeace Italia, in collaborazione con l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, indaga i settori maggiormente responsabili del particolato in Lombardia, puntando il dito contro allevamenti e riscaldamento.

Il legame tra inquinamento e allevamenti

"A formare lo smog della Pianura Padana - scrive l'associazione ambientalista - oltre a ossidi di azoto e di zolfo, concorre in maniera importante l’ammoniaca che, liberata in atmosfera, si combina con questi componenti generando le polveri fini. Cruciale il ruolo degli allevamenti, responsabili di circa l’85 per cento delle emissioni di ammoniaca in Lombardia. Secondo l’Arpa regionale, l’ammoniaca che fuoriesce dagli allevamenti concorre mediamente a un terzo del PM della Lombardia, ma durante gli episodi acuti tale contributo aumenta superando il 50 per cento del totale”.

"I Comuni - afferma Riccardo De Lauretis, responsabile dell’area emissioni e prevenzione dell’inquinamento atmosferico di Ispra - dovrebbero stabilire qual è il numero massimo di allevamenti e capi allevati che è possibile avere sul loro territorio, perché altrimenti i danni si ripercuotono sui cittadini”. La Lombardia, infatti, insieme all'Emilia-Romagna è una delle aree più inquinate d'Italia, soprattutto dal punto di vista del particolato, al quale il virus Sars-CoV-2 è stato trovato 'aggrappato'.

Arpa Lombardia conferma poi il rapporto di causa-effetto tra le attività zootecniche e l’aumento di particolato, con picchi registrati durante lo spandimento di liquami sui campi.“Per ridurre le emissioni di ammoniaca e quindi le concentrazioni di particolato il settore allevamenti potrebbe fare molto - commenta Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia -. Puntare sulla qualità invece che sulla quantità è una priorità: attraverso produzioni che rispettino alti standard anche dal punto di vista ambientale, possiamo rilanciare il nostro Made in Italy dopo questa difficile fase emergenziale, per questo le strategie future, come il Green Deal europeo e Farm to Fork, e strumenti come la Politica agricola comune devono prevedere risorse adeguate per aiutare le aziende agricole a ridurre il numero degli animali allevati e nel passaggio a metodi di produzione ecologici”.

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