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Milano: Castello "transennato" e cartelli "pericolo, cultura". La manifestazione

I lavoratori della cultura non chiedono riaperture immediate ma una pianificazione

«Attenzione! Questo luogo è più pericoloso di un centro commerciale». Recita così, amaramente ironico, uno dei cartelli affissi in piazza Castello, a Milan, da alcuni lavoratori e lavoratrici del settore culturale, che si sono radunati in dodici piazze d'Italia mercoledì 16 dicembre.

Gli attivisti hanno simbolicamente chiuso l'ingresso principale del Castello Sforzesco, sede di musei, archivi e biblioteche, con un nastro bianco-rosso e i cartelli ironici che recitavano anche «Pericolo! Cultura» e «Alto rischio di imparare qualcosa». Durante il presidio, sono state lette testimonianze e dati sulla condizione dei lavoratori del settore. I promotori sottolineano che il percorso è appena iniziato:  «Abbiamo sperato per troppi mesi che chi ci governa riuscisse a comprendere la gravità della situazione, ora abbiamo il dovere di rivendicare dignità per noi e per il settore culturale. Non è tempo libero».

Secondo i manifestanti, il mondo della cultura, delle biblioteche, degli archivi e dei musei è stato spesso dipinto «come superfluo e sacrificabile, è stato il prrimo a chiudere e potrebbe essere l'ultimo a riaprire, senza alcuna pianificazione. In piazza c'è chi c'è chi ha perso il lavoro per un mancato rinnovo del contratto, c'è chi vive da mesi con una cassa integrazione di 350 euro in costante ritardo, chi un lavoro teme di non trovarlo più, perché i luoghi da cui dipende sono sigillati. C'è anche chi non ha ricevuto un solo euro di aiuti a causa delle più varie bizzarrie burocratiche».

«Tra noi - proseguono - ci sono tante e tanti con tante storie diverse che vengono rimosse dalla narrazione mediatica e governativa, in cui si vuol far credere che il problema più grosso sia il pranzo di natale o il cenone di capodanno. Ci hanno chiuso preventivamente, mentre lo shopping proseguiva frenetico, ed ecco che ciò che si è ottenuto è di privare i cittadini di servizi culturali essenziali, senza per questo tutelare la salute pubblica».

«Non chiediamo di riaprire i luoghi della cultura indiscriminatamente, e certo non in questa fase in cui tutti gli errori di questi mesi stanno venendo al pettine - spiega Lisa Basilico - ciò che esigiamo è una pianificazione, un ascolto da parte del Governo e dei Ministeri. Una pioggia di sussidi, che comunque non raggiungono tutti, e investimenti milionari in progetti inutili come la Netflix della Cultura non possono essere la risposta, dopo mesi e mesi in cui si naviga nel buio». 

Tra gli aderenti alla manifestazione anche Rete della Conoscenza di Milano, Lato B - L'altro lato di Milano.e Art Workers Italia

Nelle piazze sono stati scanditi gli slogan della protesta, “Non è tempo libero - riconoscimento, risorse, spazi”, e sono state lette testimonianze e dati sulla condizione dei lavoratori del settore. I promotori sottolineano che il percorso è appena iniziato “abbiamo sperato per troppi mesi che chi ci governa riuscisse a comprendere la gravità della situazione, ora abbiamo il dovere di rivendicare dignità per noi e per il settore culturale. Non è tempo libero”. 

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