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Coronavirus

Ieo, polemica sui test ai dipendenti. I positivi al lavoro, ma solo quelli "vecchi"

L'ospedale ammette al lavoro i positivi al test, la Cgil si ribella. Ma arriva la spiegazione: "Parliamo di quelli già positivi da tempo, i nuovi devono fare il tampone"

Scoppia un mini-caso allo Ieo (Istituto europeo oncologico) circa una direttiva interna ai dipendenti che consentirebbe ai "positivi al covid" di tornare al lavoro pur con tutte le precauzioni e i dispositivi di protezione previsti. Ma un caso che si sgonfia subito, grazie alle immediate spiegazioni dei dirigenti della struttura fondata da Umberto Veronesi.

La questione è stata sollevata dalla Cgil, che ha preso una frase di una direttiva, che poteva "suonare" ambigua, e ha chiesto spiegazioini, rendendola pubblica. La frase recia: «In caso di positività il soggetto, se asintomatico, potrà continuare la propria attività utilizzando i dpi previsti».

La Fp-Cgil, comparto sanità, ha strabuzzato gli occhi e chiesto spiegazioni che sono prontamente arrivate: per positività si intende quei dipendenti positivi al test sierologico già in passato. Circa 1.400 dipendenti dello Ieo su 1.700, infatti, hanno accettato di sottoporsi al test sierologico cadenzato, per monitorare all'interno dell'ospedale la situazione circa il covid. Ci sono quindi persone che già in passato sono risultate positive al test, e se risultano tuttora positive l'ospedale ritiene che abbiano sviluppato gli anticorpi e dunque, in attesa comunque del tampne, possano recarsi al lavoro.

Tutt'altra strategia per chi invece risulta positivo al test per la prima volta: questi, prima di rientare a lavorare allo Ieo, dovranno attendere l'esito del tampone.

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