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Coronavirus

Il vescovo lombardo ai suoi sacerdoti: "Solo vaccinati a distribuire la comunione"

La lettera del vescovo di Cremona ai religiosi della sua diocesi. Ma anche ai fedeli

Senso di responsabilità e attenzione al bene comune. Fa appello a questi concetti il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, nella lettera inviata qualche giorno fa ai religiosi e ai sacerdoti del suo territorio nella quale richiama le misure anti covid appena raccomandate dalla Cei (Conferenza dei vescovi) aggiungendo alcuni inviti più espliciti. Anche se non è obbligatorio il green pass per le messe, per esempio, il vescovo indica l'opportunità che i presbiteri, celebrando, abbiano la vaccinazione, il test negativo o siano guariti da non più di 180 giorni.

Un'ulteriore raccomandazione per chi distribuisce la comunione in chiesa o la porta agli ammalati in casa. Non è un ordine e il vescovo misura attentamente le parole, ma quel "personalmente vorrei", posto all'inizio, suona come un invito all'obbedienza. "Personalmente vorrei - scrive il vescovo - che la Santa Comunione fosse distribuita (e a maggior ragione, portata agli ammalati) da ministri vaccinati. Qualora ciò non fosse possibile, si incarichi ad actum una persona idonea, religiosa o laica, dotata di avvenuta vaccinazione".

Tutto ciò affinché "i fedeli partecipanti alle nostre celebrazioni, i quali talvolta segnalano timori e preoccupazioni, siano messi in grado di confidare nella nostra necessaria prudenza nei comportamenti". Lo scopo principale della lettera del vescovo è l'invito rivolto a sacerdoti, diaconi e religiosi ad "essere testimoni di fiducia, senso di responsabilità e attenzione al bene comune, compiendo un atto di amore che è costituito dalla vaccinazione anti covid": un invito, però, rivolto anche ai fedeli. In particolare a coloro che hanno responsabilità educative e pastorali.

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