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Expo 2015

Expo 2015: al lavoro oltre 4mila detenuti

Il progetto per 'svuotare' le carceri. Tutti i dubbi dei sindacati

Oltre 2mila detenuti potrebbero lavorare per Expo 2015. L'annuncio del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri è slittato, ma il progetto sembra ben avviato. 

Squadre di 345 detenuti - condannati per reati non gravi - si alterneranno nei sei mesi dell'Esposizione universale. Sui loro salari c'è ancora poca chiarezza. "Il compenso è fondamentale - dice Michelina Capato, presidente della cooperativa sociale Estia che lavora al carcere di Bollate al Corriere -. È chiaro che un detenuto non direbbe mai di no a un'esperienza che offrisse la possibilità di uscire dal carcere. Ma questa gente per ricominciare ha bisogno di un lavoro remunerato".

La bozza del decreto carceri (il testo definitivo dovrebbe essere pronto sabato) parla della possibilità di sospendere l'esecuzione della pena, purché non superi i quattro anni, nei casi di detenzione domiciliare.

Viene ampliata la possibilità di estendere l'assegnazione di detenuti ad attività in favore della collettività - riporta sempre via Solferino -, prevedendo che specifiche categorie di carcerati non pericolosi possano essere assegnati a titolo volontario all'esecuzione di progetti di pubblica utilità. Si allarga inoltre l'ipotesi di lavoro di pubblica utilità prevista per detenuti tossicodipendenti. >

La cosa non è però ideale per tutti. Il sindacato e il mondo del non profit, invece, non nascondono dubbi e perplessità. "Primo, la cosa andrebbe discussa anche con noi - dice Renato Zambelli, sella segreteria Cisl di Milano -. Secondo, non vorremmo che con la scusa di un intervento di solidarietà si cercasse di risparmiare". "La nostra più che ventennale esperienza di reinserimento sociale fa ritenere largamente carente un progetto che facesse vivere Expo solo come una forma alternativa alla detenzione - si inserisce Antonio Lareno, al tavolo per la Cgil -. Al contrario, la manifestazione dovrebbe fornire l'occasione per impiegare le abilità professionali e di lavoro frutto di tante attività formative interne al carcere". 

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