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Senza casa né soldi: centinaia di famiglie ingannate e sul lastrico

Caparre versate senza mai arrivare al rogito: è la strategia di vendita immobiliare della società Reef spa (oggi Bc srl). Chi voleva acquistare una casa, non ha più rivisto le somme versate. Le loro testimonianze a Dossier

Edoardo ha perso tutto. E insieme a lui, la sua famiglia. Sua moglie, i due figli e la suocera, ancora all’oscuro dei dettagli di una faccenda intricata e più grande di loro. Ci si sono trovati in mezzo da vittime e oggi cercano di capire come tornare a galla e respirare. Di nuovo. In gioco, una casa e i risparmi di una vita. Oltre a loro, sono altre 200 le famiglie coinvolte. Il bottino di questa fregatura, tra caparre versate e soldi iniziali messi dagli investitori, si aggira intorno ai 10 milioni di euro.

“Siamo quasi sul lastrico, siamo in ginocchio”, racconta con rabbia Edoardo, nome di fantasia di uno dei creditori, che chiede riservatezza. Sente di essere stato ingannato e non si capacita di come sia potuto succedere. Senza alcuno scrupolo da parte di chi da tutta questa storia ci avrebbe guadagnato. E non poco.

La casa che vogliono comprare costa solo 240mila euro.  ‘Solo’ perché il suo valore di mercato è di quasi 100mila euro in più.  A loro non sembra vero. Dietro all’annuncio c’è la Reef spa (ora Bc srl), una società immobiliare di proprietà di Maurizio Misagordi. In un video di presentazione sul canale Youtube della società - ancora visibile - si definisce “imprenditore della ristorazione, con un percorso prettamente economico”. Sostiene di aver subito “diverse truffe che hanno segnato il mio percorso”.

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La sua società fa da tramite tra venditori e acquirenti e sembrerebbe offrire il meglio a entrambi: la garanzia del prezzo pieno per chi vende, la casa dei sogni a prezzi molto più bassi del valore di mercato per chi compra. Edoardo racimola i soldi: mette in vendita la casa di proprietà dove vive con la famiglia e chiede anche un prestito alla suocera. “In tutto abbiamo versato 100mila euro”, spiega. La cifra è la caparra con la quale le parti si vincolano alla compravendita. Ma il rogito, dopo continui rinvii, non è mai stato fatto.

Oggi Edoardo si ritrova con la vecchia casa ormai quasi venduta, vincolato alla nuova, ma senza più un soldo in tasca. Senza l’intermediazione della Reef il valore dell’immobile torna ai prezzi di mercato e per la sua famiglia quella cifra non è più sostenibile. La banca non gli ha concesso un mutuo sufficiente perché non è abbastanza giovane. La luce in fondo al tunnel è un prestito da parte di una società di mediazione creditizia che lui stesso definisce ‘strozzina’. “Ma non ho scelta, non ho più nulla da perdere”. La risposta dovrebbe arrivare a breve. “Se non me lo concedono, non mi resta che prendere una pistola”.

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Una promessa: niente banche né prestiti

Le proposte sono allettanti. E la Reef si vende bene, aiutata da messaggi e video promozionali. “Siamo una ventata di aria fresca nel mercato immobiliare, portiamo innovazione e agevolazioni ad acquirenti e agenzie, lavorando al loro fianco”, si legge nei loro slogan.

“A finire nella rete ci sono circa 200 venditori”, spiega a Dossier Stefano Azzolina, legale di uno dei clienti di Reef. “Un cinque per cento che alla fine si è lasciato convincere”.

Lo schema è più o meno sempre lo stesso. La società, anche tramite le agenzie immobiliari, propone a venditori privati l’acquisto della loro casa senza trattative. A prezzo pieno. Se la casa è fuori a 500mila euro, loro offrono 500mila euro, “con la caparra versata non subito, ma entro 60 giorni”, prosegue Azzolina. In quei due mesi Reef mette in vendita un immobile che non è ancora di sua proprietà, ma che ha solo promesso di acquistare. E lo fa a un prezzo ribassato.

“Lo stesso immobile viene venduto a 400mila euro e in quei 60 giorni la Reef cerca l’acquirente pronto a versare la caparra”, chiarisce Azzolina. Per chi cerca casa sembra un sogno: una casa a un prezzo accessibile, la caparra da versare e poi il pagamento del resto a rate. Senza bisogno di chiedere un mutuo alla banca. E nessun interesse da versare.

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Un miraggio nella giungla immobiliare milanese

Per una giovane coppia monoreddito che cerca una casa più grande a Milano sembra essere la svolta. “Anche se ci siamo andati cauti e ci siamo informati per bene prima di firmare”, inizia a raccontare Nicola (nome di fantasia di un altro testimone che vuole restare anonimo parlando con Dossier, ndr). È agosto del 2021. Lui e la moglie cercano una casa più grande a Milano o nei dintorni perché, con l’arrivo del figlio, hanno bisogno di più spazio.

“Mia moglie non lavorava e con un solo stipendio ci avrebbero concesso un mutuo bassissimo”. Per loro Milano è inaccessibile, ma anche sperare in un alloggio nell’hinterland non è così facile.

Trovano un annuncio di vendita di una casa grande appena fuori Milano, a nord. “Il prezzo è molto interessante”, continua Nicola. “Reef chiedeva un anticipo sostanzioso all’inizio con la promessa di farti poi delle rate molto basse per coprire la parte restante dell’importo senza interessi”. La flessibilità è totale sia sull’entità della rata sia sulla durata e il prezzo da pagare è quello effettivo dell’immobile.

Alcune condizioni negative come l’anticipo alto – più del 30 per cento del valore – e la proprietà che resta in capo a Reef fino all’ultimo pagamento, non bastano a farli desistere. Ma Nicola non è uno sprovveduto. “Ho chiesto consiglio a un avvocato per tutelarmi al meglio e ho inserito diverse clausole nel contratto. Ho dato 45mila euro al compromesso", chiosa.

È febbraio del 2022. I rapporti con la società diventano via via sempre più sfuggenti. “A metà settembre ci comunicano via mail che per una serie di problemi il rogito non si può più fare”, ricorda. All’incontro di persona nella sede milanese della società in zona Mecenate trovano l’ufficio deserto. “Ci saranno state sì e no quattro persone, ci ha accolti una ragazza giovane che parlava un italiano stentato e non sapeva nulla della nostra pratica”, conclude.

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Lo schema Ponzi

“La società ha fatto solo dodici rogiti e poi nient’altro”, prosegue Azzolina. Le caparre, in media tra i 30 e i 40mila euro, vengono trattenute dalla Reef. I rogiti degli appartamenti continuamente rinviati. Da lì partono le prime denunce. “La mancata restituzione della caparra - da contratto, il doppio dell’importo versato - è solo un inadempimento contrattuale”, puntualizza Azzolina. Per questo vengono archiviate.

“Quando sono entrato in contatto con diversi clienti della società, ho ricostruito il loro modo di agire che non sembra affatto un semplice inadempimento”. Dalle carte societarie e dai bilanci, emergono stipendi molto alti versati ai dipendenti, spese pubblicitarie, per convention e viaggi di lusso. “Ma un margine per coprire queste spese non c’è mai stato e la società è nata in perdita”, commenta Azzolina.

Un’ex dipendente che si è dimessa alla fine del 2021 quando ha iniziato a notare comportamenti poco trasparenti racconta come Reef spiegasse il suo modello di business: dall’importo ricevuto dall’acquirente, solo una percentuale veniva trasferita al venditore come caparra. “La differenza veniva investita da Misagordi e soci, che sostenevano di guadagnarci quattro volte tanto e coprire così la differenza di prezzo di mercato della casa”.

"La società ha fatto solo dodici rogiti e poi nient’altro. Dalle carte societarie e dai bilanci, emergono stipendi molto alti versati ai dipendenti, spese pubblicitarie, per convention e viaggi di lusso. Ma un margine per coprire queste spese non c’è mai stato e la società è nata in perdita”

Stefano Azzolina, avvocato, legale di uno dei clienti di Reef

Una storia che è stata raccontata anche agli investitori che hanno messo il capitale per l’avvio della società, con la promessa che sarebbe decuplicato. I loro soldi hanno coperto il margine per far andare a buon fine le prime compravendite. “Così mi sono accorto che dietro c’era il classico schema Ponzi: gli investitori mettono i soldi e inducono la fiducia, a cascata, di tutti gli altri, mostrando che a loro è andata bene”.

Su questi presupposti, alcuni assistiti da Azzolina hanno denunciato a maggio del 2022. “La speranza è che la minaccia del carcere faccia ricomparire le somme che nel frattempo sono state fatte sparire”.

Ma per farlo bisognerà aspettare i tempi della giustizia, anche quella fallimentare. Il 6 dicembre la Bc srl (ex Reef spa) ha comunicato la richiesta di presentare un piano di concordato preventivo entro i primi di gennaio, che potrebbe forse soddisfare i creditori ed evitare il fallimento.

Vai alla puntata successiva - Caparre versate e progetti falliti: il limbo delle famiglie coinvolte nel crac Newcoh

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