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Economia Duomo / Piazza del Duomo

Il mattone rende ancora? Quasi il 60% in tasse e spese

Ma il ritorno sul capitale resta soddisfacente. Vero punto problematico, l'aumento della morosità. I dati

Quanto "rende" il vecchio "mattone"? Per chi aveva soldi da parte, era considerato un approdo sicuro. Oggi - tra aumento della morosità e della tassazione sugli immobili, oltre alla diminuzione dei canoni di locazione - la redditività è sempre più messa in dubbio. Il Sole 24 Ore ha provato a stilare una classifica, capoluogo per capoluogo, per capire dove è più (e meno) conveniente possedere un'abitazione data in locazione.

E nell'arco della Penisola emergono differenze anche notevoli, almeno per quanto riguarda il "peso" della tassazione sul canone riscosso. Partendo dai canoni medi rilevati da Nomisma per gli "alloggi tipo", nel caso in cui il proprietario opti per la cedolare secca (a cui aggiungere Imu e Tasi) si va dal 37% di Messina al 48% di Lecco. Nel caso, invece, di prelievo dall'Irpef (all'aliquota del 38% con addizionale comunale e imposta di registro, sempre aggiungendo Imu e Tasi), rispettivamente troviamo il 55% e il 66%. In entrambi i casi va considerato un ipotetico 10% sul canone annuo di spese di manutenzione a carico del proprietario.

Milano si colloca più vicina alla parte "bassa", con la pressione inferiore. I valori meneghini sono, rispettivamente, il 41% e il 59% di pressione fiscale (e di spese).

Più significativo però - almeno per chi si pone come investitore - è il ritorno sul capitale. Che tiene conto anche del prezzo medio d'acquisto di un nuovo appartamento. Qui le percentuali non sono così differenti da città a città. A Milano, nel caso di opzione della cedolare secca, il ritorno è del 2,71%, mentre nel caso di prelievo ordinario scende all'1,87%. Secondo Nomisma si tratta di un risultato ancora lusinghiero.

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