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"20 Days in Mariupol", 400 persone alla proiezione a Milano (prima dell'Oscar)

È un successo la proiezione al Teatro Parenti del documentario di Mstylav Chernov, che ha poi vinto l'Oscar nella notte tra domenica e lunedì. La drammatica testimonianza dell'attrice di Mariupol, rifugiata in Italia: "Sono andata via con mia figlia, il cane, tante borse e una macchina da cucire"

Sala gremita, al Teatro Franco Parenti, per la proiezione del documentario '20 Days in Mariupol', domenica mattina. Circa 400 persone hanno riempito la Sala Grande del teatro per assistere al docufilm del Premio Pulitzer Mstylav Chernov, che nella notte tra domenica e lunedì ha vinto l'Oscar per il Miglior Documentario. Il film racconta i 20 giorni in cui Chernov e altri giornalisti di Ap sono rimasti intrappolati a Mariupol, tra febbraio e marzo del 2022, mentre iniziava l'assedio e poi l'invasione della città da parte dell'esercito russo. 

Elena Buscemi, presidente del consiglio comunale, ha portato i saluti istituzionali in sala, per conto del Comune di Milano e del sindaco Beppe Sala: "È una guerra voluta da Putin contro l'Ucraina, un concetto ovvio ma necessario da ribadire in un Paese in cui il partito 'filo Putin' è forte e trasversale, e va da chi veste magliette col volto del dittatore russo fino a chi invoca una pace per interesse o per quieto vivere", ha detto Buscemi: "Questa guerra riguarda anche la nostra libertà e democrazia, che Putin cerca di indebolire e delegittimare".

"Per noi ucraine e ucraini, questa partecipazione è stata molto importante perché ci ricorda che non siamo soli e ci infonde speranza, oggi come allora. Come dice Volodymyr, un poliziotto tra i protagonisti del film, se il mondo vedesse queste immagini e comprendesse cosa fa la Russia ai civili in Ucraina, ciò potrebbe cambiare il corso della guerra", ha dichiarato Zoia Stankovska, presidente di UaMi, l'associazione dei giovani ucraini che ha organizzato la proiezione del film al Parenti.

L'attrice rifugiata in Italia

Prima del film, è stata ascoltata la testimonianza di Darya Ivanova, attrice del Teatro d'arte drammatica di Mariupol che ora vive a Bra, presente in sala. "Mariupol - ha detto Ivanova - è una città multiculturale, in cui le culture ucraina, russa e greca erano presenti e rispettate". L'attrice ha raccontato della sua fuga dalla città, il 14 marzo 2022, "con mia figlia, il nostro cane, tante borse e una macchina da cucire". Una fuga verso la Russia, unico modo per allontanarsi da Mariupol, attraverso il campo di filtrazione con "foto segnaletiche, impronte digitali, il sequestro del telefono per vedere se avevo contatti con l'esercito ucraino, e un questionario per raccogliere le opinioni sull'operazione speciale".

Infine è stato ascoltato un video messaggio di Oleksandra Matviichuk, presidente del Centro per le Libertà Civili e Premio Nobel per la Pace 2022: "L’Ucraina desidera la pace molto più di chiunque altro", ha detto, "ma la pace non arriva se il Paese invaso smette di resistere. Questa non è pace. È occupazione, ed è orribile. L’occupazione è solo un’altra forma di guerra".

La vittoria agli Oscar

Poi, nella notte, la vittoria al Premio Oscar per il miglior documentario. A ritirare la statuetta, al Dolby Theatre di Los Angeles, l'autore e regista, Mstylav Chernov: "Probabilmente - ha detto sul palco - sarò il primo regista a dire che non avrei mai voluto fare questo film. Vorrei poter scambiare questo premio con la Russia che non attacca mai l'Ucraina, non occupa le nostre città e non uccide decine di migliaia dei miei connazionali".

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