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L'intervista

Paolo Romano (Pd), 26 anni e 9mila preferenze: "Arrivati tardi. Ora opposizione netta"

L'intervista al giovane dem che ha sbaragliato tutti a Milano alle elezioni regionali. Prime proposte: riforma degli stage e psicologo di base. E sul suo partito: "Sbagliato avere il candidato presidente così tardi, dobbiamo tornare ad ascoltare la gente"

Ventisei anni, una laurea in economia e un lavoro di consulenza, ma anche l'esperienza come consigliere e assessore nel Municipio 8 di Milano (quello del Gallaratese, di Lampugnano e di Quarto Oggiaro per capirci) e, ora, 9.266 voti alle elezioni regionali della Lombardia. Paolo Romano è il più votato del Pd a Milano e il quarto del suo partito in tutta la regione, staccando nettamente diversi consiglieri uscenti. "È pazzesco", descrive la sensazione del giorno dopo parlando con MilanoToday, "ma non sono io il più votato: i più votati siamo noi come Giovani democratici. Abbiamo sempre fatto battaglie di gruppo. Se i ragazzi non ci avessero messo la faccia sul territorio, dicendo che votare per me è come votare per loro, non avrei preso un terzo delle preferenze". E sugli errori del Pd: "Non possiamo scegliere il candidato presidente a tre mesi dal voto. Sosterrò Elly Schlein alle primarie, ma dovevano essere fatte in un altro momento".

Perché i lombardi hanno premiato ancora Fontana e il centrodestra?

"Ho avuto la sensazione che molti non sappiano di chi è la responsabilità dei problemi. Tantissimi mi dicevano che 'la sanità è un tema statale e il Pd è al governo da anni', oppure che 'le case popolari sono colpa del sindaco'. Evidentemente non siamo abbastanza presenti nei territori e non siamo capaci di far sentire ascoltate le persone. Prima ancora della proposta giusta, il cittadino deve riconoscere che gli interlocutori vivono quelle urgenze con lui. Per esempio, noi eravamo sui territori con ragazze e ragazzi in stage, pendolari, senza borsa di studio. Potevano entrare in sintonia con chi incontravano".

Entri in consiglio regionale nell'opposizione. Quali saranno i tuoi primi impegni?

"Voglio dimostrare che meritiamo il mandato che la gente ci ha dato. Anzitutto una questione di metodo: basta con i compromessi, serve un'opposizione netta e radicale. Troppo spesso il Pd ha detto mezze parole sulla sanità privata e altri temi che toccano la vita delle persone. Faremo proposte concrete, declinate nei dettagli, che dovranno essere diametralmente opposte alla politica della maggioranza. E poi un tema che mi sta molto a cuore: da tre anni lavoriamo sulla riforma degli stage e degli apprendistati, anche con una proposta di legge in parlamento. Sarà la mia prima proposta in Regione: una revisione della legge regionale sugli stage".

Che cosa vorresti cambiare?

"Oggi in Lombardia si può essere pagati 300 euro al mese nel pubblico e 500 nel privato, senza limiti di attivazione nel tempo. Questo ha devastato l'ingresso nel mondo del lavoro creando un meccanismo che non danneggia solo la mia generazione, ma anche le altre. Si usano gli stage con salari bassi per sostituire il lavoro dipendente, che costa di più. La nostra prima idea è fissare il minimo a 800 euro, come già in Lazio da sette anni. Poi il divieto dei tirocini se non nei primi mesi dopo il titolo di studio. Nel 2019 il 15 per cento degli stagisti in Lombardia aveva più di 35 anni. E infine introdurre la limitazione temporale all'uso dello stage".

Un altro tema a cui tieni molto?

"Il tema della salute mentale, trascurato e dimenticato. A dicembre il centrodestra ha bocciato l'introduzione sperimentale dello 'psicologo di base', dicendo che è incostituzionale che lo faccia la Regione. Peccato che altre Regioni lo abbiano già introdotto. I servizi sulla salute mentale oggi sono un colabrodo con assenza cronica di personale. Le diagnosi sono lunghissime e servono mesi per avere qualcuno con cui parlare. La salute mentale fa abbandonare il lavoro alle persone, distrugge le famiglie, ma ancora la destra non lo riconosce parte del diritto alla salute. Nel Municipio 8, dal 2020, abbiamo introdotto lo psicologo di quartiere, ovviamente con risorse limitate, e non riusciamo a rispondere a tutta la domanda. Sarà una delle prime proposte che faremo in Regione".

Dall'esperienza in Municipio che cosa porti?

"Il tema della disabilità. Ho lavorato con i centri per i disabili, sottoposti a regole assurde per calcolare il fabbisogno di personale, che è troppo poco. Dalla Regione sono state tagliate alcune misure economiche per i disabili gravi e non si fa nulla per l'inserimento lavorativo".

Che cosa manca al Pd, il tuo partito, per ridiventare competitivo?

"Il Pd non si incazza più. Ho trascorso la campagna elettorale con un nodo allo stomaco perché incontravo storie assurde di persone abbandonate dalla Regione ed ero arrabbiato, ma era una rabbia sana. Di fronte alle ingiustizie dobbiamo ancora saperci arrabbiare. E poi il territorio va sempre ascoltato. Anche quando non si è d'accordo, è l'unico modo per avere un quadro e comprendere la situazione.

Quali errori sono stati compiuti?

"Come partito, non possiamo essere a tre mesi dal voto senza il candidato presidente. È un errore gravissimo. Già oggi dovremmo avere il candidato del 2028. E poi è inaccettabile fissare le primarie del partito in mezzo alle elezioni di un quarto della popolazione italiana (Lombardia e Lazio, n.d.r.). Abbiamo trascorso le ultime due settimane in giro a parlare coi cittadini e avevamo il partito dentro i circoli a fare i congressi. Le primarie dovevano essere fatte o prima o dopo (io avrei preferito prima), ma non durante le elezioni regionali. Personalmente sostengo Elly Schlein perché serve quella grinta, quella capacità di rappresentare le urgenze e arrabbiarsi, ma per la prima volta a un congresso del Pd sarò comunque soddisfatto, chiunque vinca: Bonaccini in Emilia ha costruito un modello che funziona".

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