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Coronavirus, l'Inail riconosce il contagio da covid come infortunio sul lavoro a 5 ferrovieri

Il 2020 è stato un anno anomalo per gli infortuni - e le morti - proprio per via del covid

Da aprile ad oggi, sono già cinque i casi di “infortunio” riconosciuti dall’Inail ad altrettanti ferrovieri che hanno contratto il covid‐19 durante lo svolgimento della loro attività. Lo fa sapere la Filt-Cgil di Milano e Lombardia, spiegando che ciò si deve "al lavoro del Patronato Inca della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano". Questa, dicono, "è un’ulteriore testimonianza del lavoro prezioso ed indispensabile che i ferrovieri hanno continuato a svolgere, anche durante la fase più acuta del contagio, per garantire la mobilità delle merci e delle persone".

Il 2020 è stato un anno decisamente anomalo per gli infortuni sul lavoro - e le morti - proprio per via del coronavirus. Meno lavoro, più vittime. Aumentano, e di tanto, i morti sul lavoro in Lombardia rispetto ai primi 7 mesi del 2019, come denunciato da Cisl, che ha analizzato gli ultimi dati Inail sul periodo dal 1 gennaio al 31 luglio 2020. 

"Sono state 177 le denunce di infortunio mortale sul lavoro" quest'anno, "più che raddoppiati rispetto alle 88 dello stesso periodo dell’anno scorso", si legge in una nota del sindacato. E la causa sembra essere proprio quell'epidemia di coronavirus, che da un lato ha fermato alcune attività ma dall'altro ha reso per altre il lavoro decisamente più pericoloso. 

"L’incremento degli infortuni mortali - sottolinea la Cisl - va attribuito alle denunce fatte all’Inail causa covid-19, ben 121 al 31 luglio scorso. A livello provinciale l’aumento maggiore delle denunce mortali si rileva a Cremona, che passa da 1 a 22 sempre nei primi sette mesi del 2019 confrontati con il 2020, mentre il numero più alto in assoluto lo troviamo a Bergamo con 36 casi mortali nel 2020 seguite da Brescia e Milano con 34".

E invece, "quanto alle denunce di infortunio non mortale, dall’analisi dei dati Inail si registra un calo per modalità di accadimento del 14,7% in conseguenza del forte rallentamento dell’attività produttiva causa covid-19. Dai 71.444 di gennaio-luglio 2019 ai 60.899 del 2020. A livello nazionale il calo è del 23,7%. Un dato di 9 punti superiore".

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