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Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Quando il mondo boomer incontra Tea Hacic, il mondo boomer è un uomo morto

Un editoriale sul Corsera di Severgnini scatena un'epica blastata. Ma anche, se ce ne fosse ulteriore conferma, il divario enorme tra due visioni del reale

C’è una vicenda passata un po’ sottotraccia, nei giorni scorsi, ma che racconta con precisione millimetrica la distanza siderale tra il mondo paternalistico ‘boomer’ e l’ossatura reale dei social oggi. Riassunto: avviene tutto a Milano. Beppe Severgnini, vicedirettore del Corriere e commentatore avvezzo ai predicozzi, piazza un indignato editoriale su una non precisata influencer che “s’arrabbia perchè le hanno consegnato un menu senza prezzi, saluta dicendo ‘Ciao troie’ e poi dice una bestemmia”. Nei ristoranti signorili, infatti, era uso e costume da bon ton novecentesco non mostrare i prezzi alle donne, dando per scontato che fosse l’uomo a pagare. E’ ancora così in diversi locali meneghini. Soprattutto in quelli âgée. Per molte sostenitrici della parità di genere questo è un affronto. Così, negli ultimi anni, i ristoranti hanno iniziato a proporre a entrambi i sessi carte parificate.

Non tutti, appunto. Uno dei questi è il signorile Bœucc a due passi della Scala, tempio della cucina dal 1696. Tea Hacic, l’“influencer” in questione, scopre che i menu non sono diversificati e ci imbastisce delle stories: ovviamente usando il suo tono e il suo linguaggio. Sempre volutamente sboccato. Per chissà quale cortocircuito social-mediatico, la cosa va all’attenzione di Severgnini. Che ovviamente non ha la più pallida idea di chi sia Hacic, e percepisce solo due cose: bestemmia + ‘ciao troie’. Ne nasce la classica paternale severgniniana, breve ma intensa, su “influencer male assoluto” vs “Bœucc istituzione da secoli” che non merita di essere trattata così. Il finale diventa tragicomico: Severgnini “per privacy” evita di fare il nome di Tea Hacic, ma fa invece quello del ristorante, di fatto screditandolo ancora di più. La tempesta social limitata al perimetro dei follower di Tea Hacic (che, diciamolo, difficilmente annovera clienti del Bœucc) si allarga ai lettori del Corsera (che invece possono esserlo eccome). Lei, tra il divertito e lo stupito, gli risponde dicendo che la può nominare tranquillamente. Si ravvisa così il doppio binario di vedute: viene ‘oscurata’ l’attivista che dice ‘ciao troie’, mentre il nome del ristorante lo si fa. E’ il locale nel giusto, da proteggere dalla shitstorm. Il risultato reale? L’eco si espande e il profilo di Severgnini oltre a quello del Bœucc vengono massacrati. Anzi, blastati è il termine corretto.

Tea Hacic è notissima a Milano. Scrittrice e performer di origini croate ma cittadina americana, ha studiato qui all’Accademia di Belle Arti. E’ femminista atipica, sagace, controintuitiva, sarcastica ed esagerata; basta vedere i video della serie ‘Stai zitta’ su Youtube per scoprire un mondo non classificabile, fatto di ironia e politicamente scorretto, dove si lotta per i diritti femminili con armi affilate e allo stesso tempo leggere. Le interviste in giro per Milano sono capolavori di nonsense; la cucina insieme a Miss Keta, quando entrambe erano nell'effervescente limbo dell'underground meneghino, è pura arte moderna. ‘Ciao troie’ non è un insulto così, fatto a caso a gente a caso, ma un passepartout al suo universo, raccontato magistralmente dal podcast ‘Troie radicali’. Questo va compreso. E lo stesso scatto nell'alzare il dito indignati, a volte, può essere fatto anche per leggere l'attuale con maggiore profondità. 

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