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Cronaca

Scoperte le "ditte" dello spaccio: ai pusher Tfr e auto aziendali, sul mercato quasi 300 chili di droga

Undici persone in carcere in un'indagine della polizia. Come funzionavano le due bande

Nei due anni di indagini, mentre gli investigatori li osservavano, hanno mosso 275 chili di hashish e 13 chili di cocaina. Numeri "importanti", da imprenditori. E in fondo imprenditori lo erano davvero i capi delle due bande di presunti pusher sgominate nelle scorse ore dalla polizia di Busto Arsizio che ha arrestato 11 persone - un'altra dovrà presentarsi all'autorità giudiziaria ogni giorno - con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. 

Il lavoro dei poliziotti è iniziato nel 2020, da un controllo casuale effettuato sull'auto di un uomo che era poi risultato un consumatore di cocaina. Da lì gli agenti, coordinati dalla procura, sono risaliti ai 12 indagati - 11 marocchini e un italiano -, che vivono tra il basso Varesotto e l'Alto milanese. 

Il primo gruppo, hanno fatto sapere gli investigatori in una nota, aveva al  vertice due fratelli marocchini che, con la collaborazione di altri connazionali nei ruoli di autisti e corrieri, erano in grado di rifornire quotidianamente decine e decine di clienti. Le consegne avvenivano, dopo una telefonata, con rapidi incontri e scambi droga soldi tra pusher e cliente nelle vie cittadine. "L’organizzazione era imprenditoriale - mettono nero su bianco i poliziotti -. I 'cavalli' venivano assunti con precise 'regole di ingaggio' che contemplavano entità dei compensi, compresi 'vitto e alloggio', condizioni e orari di lavoro, assistenza legale e trattamento di fine rapporto in caso di arresto", oltre che "fornitura di 'auto aziendale' ed erogazione di 'finanziamenti' per l’acquisto di beni in Marocco". 

Lavorando sulla prima banda, i poliziotti sono poi arrivati alla seconda quando i due gruppi si sono scambiati tra loro 15 chili di hashish a Olgiate Olona. L'altro gruppo - si legge ancora nel comunicato della polizia - era attivo soprattutto "nell'Alto milanese" e "appariva in grado di importare e smerciare quantitativi importanti di 'fumo', tanto che viene loro contestato il trasporto di 120 chilogrammi di hashish e l’importazione dalla Spagna di altri 150".  

Un primo sequestro a loro carico era avvenuto a settembre, in tangenziale a Milano, dove gli agenti avevano fermato la macchina a noleggio carica di droga, con un italiano alla guida, "assunto" dalla batteria come corriere. Pochi giorni dopo era arrivato un altro duro colpo per la banda, con il secondo sequestro avvenuto lungo l’autostrada A26 dopo un inseguimento iniziato ad Arenzano e concluso a Ovada con i trafficanti - che erano arrivati in auto dalla Spagna - che erano fuggiti a bordo di altre due macchine di grossa cilindrata. "Anche questo gruppo di malviventi - sottolineano gli investigatori - curava minuziosamente l’organizzazione e l’esecuzione dei traffici, assoldando corrieri italiani, pagandone i difensori e contribuendo al mantenimento delle loro famiglie se arrestati". 
 

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