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Cronaca Garibaldi / Corso Como

Identificati per aver portato fiori per Navalny: cosa è successo a Milano

La ricostruzione di quanto accaduto domenica pomeriggio nei giardini Anna Politkovskaja

Nome, cognome, fotografie dei documenti e indirizzo di casa. Più di dieci persone sono state identificate domenica pomeriggio dalla polizia a Milano mentre commemoravano Aleksej Navalny, il blogger russo 47enne - forse il nemico numero uno del presidente Vladimir Putin - morto venerdì 16 febbraio in circostanze misteriose mentre si trovava in carcere duro in una regione siberiana. Il momento di raccoglimento era stato organizzato dall'associazione "Annaviva", che prende il nome da Anna Politkovskaja, la giornalista di 'Novaya Gazeta' - anche lei oppositrice dello "zar" - uccisa nel 2006. I manifestanti, stando a quanto appreso, si sono radunati nel giardino dedicato proprio alla Politkovskaja per portare un fiore e una candela per Navalny e sono tutti stati identificati dalla Digos. 

Ma cosa è successo? Stando a quanto finora ricostruito da MilanoToday, il presidio era stato regolarmente comunicato in questura - per ogni manifestazione pubblica serve un preavviso - con una mail inviata nel pomeriggio di sabato. Nella comunicazione - che era partita da una persona fisica e non dall'associazione - venivano indicati come presenti lo stesso "promotore" e altre due o tre persone, ma non era stato allegato un documento d’identità. Non solo, non era stato comunicato “l’orario dell’iniziativa”. Tutte “informazioni che vengono ordinariamente indicate nell’atto di preavviso alla Questura”. Il giorno successivo il presidio è stato quindi inserito tra gli appuntamenti previsti nel capoluogo, che regolarmente vengono segnalati alla Digos, che ha delle pattuglie in giro in città 24 ore su 24. 

Quando tre agenti in servizio sono passati dai giardini Anna Politkovskaja, hanno notato che le persone presenti erano più di dieci - e non tre o quattro come specificato nel preavviso - e si sono quindi fermati a controllare. Dopo aver verificato l'assenza dell'uomo che aveva "firmato" il preavviso - che effettivamente non è mai stato "rintracciato" sul posto -, i poliziotti hanno quindi identificato i presenti. La pattuglia - questa la versione che filtra dalla questura - non era dedicata al presidio per Navalny, ma ha effettuato un semplice passaggio su un potenziale "obiettivo" e ha deciso di fermarsi perché i numeri delle presenze non coincidevano con quelli attesi. Dalla questura hanno puntualizzato che “l’identificazione di tutti i presenti, effettuata d’iniziativa dagli operanti per un eccesso di zelo, non aveva alcuna finalità di impedire l’esercizio delle libertà dei partecipanti all’iniziativa”.

Lievemente diversa, invece, la ricostruzione fornita da "Annaviva", che ha spiegato di aver trovato gli agenti già sul posto. "Dopo aver appreso della tragica - e annunciata - morte di Navalny, come associazione abbiamo indetto una commemorazione dal titolo 'In silenzio per Navalny' ai giardini Anna Politkovskaja di Milano. Al nostro arrivo siamo rimasti ammutoliti e basiti dalla presenza di 3 agenti della Digos. C’è chi ha portato dei fiori, una candela, un pensiero scritto per ricordarlo. I tre agenti si sono presentati chiedendoci i documenti e l’indirizzo di residenza", hanno spiegato in un post su Facebook. 

E ancora: "Ha ragione il Ministro dell’Interno a dire che l'identificazione delle persone rientri nelle facoltà della polizia e infatti tutti i presenti hanno dato i documenti, fotografati uno a uno, e fornito l’indirizzo di casa come richiesto. La domanda è perché? In effetti come abbiamo fatto a non pensarci, i fiori sotto una targa per commemorare un defunto sono sempre un atto sovversivo e di grande disturbo dell'ordine pubblico. Si tratterà forse di allergia?", hanno concluso dall'associazione. 

Le identificazioni, infatti, hanno inevitabilmente sollevato un polverone politico. Il primo a prendere posizione è stato il senatore del Partito democratico Filippo Sensi, che ha dato notizia dell'accaduto e ha poi assicurato su Twitter che "con una interrogazione parlamentare a Piantedosi chiederemo conto di che Paese siamo". Lunedì mattina è stato proprio Piantedosi a prendere la parola: "È capitato pure a me nella vita di essere identificato, non è un dato che comprime una qualche libertà personale", la sua "difesa". "L'identificazione delle persone - ha ribadito il ministro - è una operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio. Il personale mi è stato riferito che non avesse piena consapevolezza".

A Piantedosi hanno replicato Annaviva con il post e ancora Sensi, su Twitter: "Se per Piantedosi identificare persone che portano un fiore per Navalny è normale, prendere documenti e generalità non comprime le libertà personali, allora - ha scritto sui social - il problema non sono gli agenti e l’abuso di potere in uno stato di diritto. Il problema è Piantedosi". Per lunedì dall'associazione hanno annunciato un nuovo momento di ricordo per Navalny. L'appuntamento è ancora una volta ai giardini Politkovskaja, alle 17.

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