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Cronaca

Uno dei vandali della Scala dei Turchi aveva fatto un raid in metro a Milano

L'uomo era stato condannato in passato per avere piazzato una bombola a gas alla metropolitana di Milano

Si era già distinto per un raid vandalico a Milano, in metropolitana, e un altro blitz alla Valle dei Templi sempre in provincia d'Agrigento. Ecco l'identità di uno dei vandali che ha imbrattato la Scala dei Turchi, in Sicilia. Si chiama Domenico Q., ha 49 anni, e fa l'imbianchino. È stato denunciato per danneggiamento di bene avente valore paesaggistico ma era stato arrestato nel 2002 per avere compiuto un attentato alla Metropolitana di Milano usando delle bombole di gas. Per questo era stato anche condannato. 

L'uomo nel 2011 era già stato destinatario della misura di sorveglianza speciale e applicata fino al 2018. Ma lo scorso luglio il tribunale di Palermo rigettò la richiesta della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza chiesta nel mese di febbraio del 2021 l'imbianchino. 

Ecco cosa scriveva nel provvedimento di luglio la giudice Ettorina Contino, come apprende l'Adnkronos: "Pur rivelando un profilo personale irrispettoso delle regole di civile convivenza e incline alla reazione ai danni delle forze dell'ordine, si tratta di atteggiamenti certamente esecrabili e che, ove integranti illecito penale, troveranno nella sanzione penale adeguata risposta, ma che, dalla descrizione fornita nella proposta e negli allegati, non risultano avere determinato una lesione ai beni della sicurezza e tranquillità pubblica. Ad esempio, come avverrebbe nei casi in cui l'aggressione, anche verbale, si inserisca in un contesto di violenza che metta a repentaglio un numero indiscriminato di soggetti o che comunque sia idoneo a turbare la percezione del consociato in merito al regolare andamento del vivere civile collettivamente inteso, al mantenimento delle condizioni necessarie alla convivenza sociale, alla possibilità di espletare le ordinarie esigenze di vita senza incorrere nel rischio di un grave danno alla persona".

L'indagine dei carabinieri

Ci sono volute meno di 48 ore per consentire, ai carabinieri della Compagnia di Agrigento, di dare un nome e un cognome ai responsabili del danneggiamento alla Scala dei Turchi di Realmonte avvenuta pochi giorni fa: oltre il 49enne, di Favara, è coinvolto un suo concittadino. Hanno ricostruito in maniera certosina tutto ciò che è accaduto nella notte tra venerdì e sabato scorsi.

I due presunti autori del raid vandalico, che avrebbero deturpato con polvere di ossido di ferro la scogliera di marna bianca, sono stati denunciati alla procura della Repubblica di Agrigento. "I carabinieri coordinati dal maggiore Marco La Rovere - si legge in una nota della Compagnia - sono così riusciti a fare piena luce sull’identità dei responsabili avvalendosi delle immagini dei sistemi di video-sorveglianza e di una raffica di perquisizioni e verifiche effettuate tra Realmonte e Favara passando anche da Porto Empedocle e la città dei Templi". A coordinare il fascicolo d’inchiesta, inizialmente aperto a carico di ignoti, sono stati il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il sostituto Chiara Bisso.

I filmati dell’impianto di video-sorveglianza hanno permesso di accertare che un furgone, un Ford Transit, è giunto di sera alla Scala dei Turchi: quel mezzo sono scese due persone trascinando dei misteriosi sacchi, quelli che contenevano la polvere di ossido di ferro. Dopo un’attenta e ripetuta analisi delle immagini, i carabinieri sono riusciti ad acquisire il numero di targa del furgone. Da quell’istante in poi è stata una corsa frenetica per mettere dei punti fermi su un caso che ha suscitato scalpore e indignazione a livello mondiale.

I sospetti dei carabinieri, attenti conoscitori del territorio e dei suoi abitanti, si sono subito concentrati su un uomo di Favara, già noto per danneggiamenti simili. Una prima ispezione del furgone ha permesso di rinvenire tracce di polvere di ossido di ferro. Le successive perquisizioni hanno consentito di ritrovare, all’interno di magazzini, guanti sporchi della stessa polvere ed ulteriori e inequivocabili prove. 

"L’Arma dei carabinieri - ha dichiarato il colonnello Vittorio Stingo - è intervenuta nell’immediatezza per individuare subito gli scellerati autori di questo crimine che ha deturpato uno dei beni paesaggistici più importanti della Sicilia. L’Arma non molla il territorio a difesa dei nostri cittadini e delle bellezze naturali". Nel frattempo la Scala dei Turchi - bene candidato a diventare patrimonio mondiale dell’umanità Unesco - è stata ripulita da un esercito di volontari. La 'ferita' al paesaggio e alla bellezza della Sicilia è stata infatti immediatamente rimarginata.

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