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Contagi in aumento anche nel carcere di Milano San Vittore

I familiari: "Svuotate le carceri". Il sindacato di polizia penitenziaria: "Aumento repentino dovuto anche a un ricalcolo. Ma gestione del Governo inadeguata"

Impennata di contagi in Lombardia, con ben 45mila nuovi positivi registrati nella giornata di martedì 11 gennaio. E, di riflesso, aumento dei casi anche nelle strutture detentive di Milano, tra le quali il carcere di San Vittore, dove alcune famiglie dei detenuti chiedono di svuotare la struttura. 

"Nel corso della nostra visita annuale di giugno la situazione era molto diversa", ci spiega la presidente di Antigone Lombardia, Valeria Verdolini. San Vittore nel frattempo è rimasto un hub covid, qui arrivano i detenuti in situazione di contagio, ma altri centri di questo tipo sono stati aperti, ad esempio a Bollate e Opera.

"Al momento i numeri in Lombardia sono alti e questo si riverbera all'interno, dove comunque gli spazi sono limitati", continua Verdolini. Per i detenuti le occasioni di contagio sono legate ai nuovi ingressi e al contatto con il personale. "Quando in un reparto si registra un positivo - chiarisce la presidente di Antigone Lombardia - si procede alla messa in quarantena del reparto. A San Vittore l'hub è nel primo raggio, separato dal resto della struttura. Quando noi abbiamo visitato la struttura tutte le misure per prevenire ulteriori contagi erano state adottate".

Il quadro sembrerebbe quindi quello di un aumento dei casi che rispecchia quello generale dovuto alla variante omicron, ma senza che la crescita dei contagi sia stata esponenziale. La gestione prevede infatti una quarantena all'ingresso e, nel caso di test positivo, il trasferimento del detenuto che ha contratto il virus nell'hub. Da non dimenticare, poi, che buona parte della popolazione detenuta si è sottoposta al vaccino e che i colloqui con l'esterno sono possibili solo in presenza del green pass di entrambe le persone. Nonostante questo, le famiglie dei detenuti lamentano una situazione a rischio, preoccupati che il sovraffollamento possa moltiplicare i contagi e, di conseguenza, anche i casi più gravi.

A morire nei giorni scorsi, proprio a causa del covid, è stato un agente di polizia penitenziaria. In servizio a San Vittore, Sergio C., lavorava come assistente capo coordinatore ed era prossimo alla pensione. "Balzo in avanti del numero dei detenuti e degli operatori positivi al covid nelle carceri che, con 1.532 detenuti e 1.496 operatori positivi, aumentano in quattro giorni del 36 percento, con il numero dei primi che supera quello dei secondi - denuncia il Sindacato polizia penitenziaria (Uilpa) -. Tuttavia, fermo restando il dilagare del contagio anche nei penitenziari, pensiamo che il repentino aumento sia dovuto pure a un ricalcolo dei dati dopo che lo scorso 7 gennaio ne avevamo denunciato l’erroneità”.

"Potenzialmente - riflette Verdolini - nei due anni di pandemia le carceri avrebbero potuto costituire luoghi di grandissima diffusione del covid". Invece misure di prevenzione e un attento monitoraggio hanno scongiurato il peggio. "Sia chiaro che la situazione è comunque gravissima - è invece l'allarme lanciato da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa - e che, purtroppo, l’approccio del Governo al problema continua a essere del tutto inefficace e inadeguato. A fronte di focolai di vastissime proporzioni, come a Verona (143 detenuti positivi), a Torino (115 detenuti positivi), ad Asti (109 detenuti positivi), a Prato (107 detenuti positivi), a Milano Opera (95 detenuti positivi), a Napoli Poggioreale (93 detenuti positivi), a Firenze Sollicciano (67 detenuti positivi), a Milano San Vittore (66 detenuti positivi), a Santa Maria Capua Vetere (51 detenuti positivi), a Taranto (44 detenuti positivi), etc., cercare di contrastare il virus e le sue nuove varianti con un protocollo di sicurezza sanitario dell’ottobre 2020 e con 6mila (leggasi seimila!) mascherine Ffp2 è velleitario, pericoloso e persino sconsiderato”.


 

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