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Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Disabili costretti a scendere dal treno: quanto siamo beceri e miseri

Il valore di un principio sacrosanto - il diritto dei ragazzi disabili a un posto legalmente prenotato - crolla subissato dalla sciatteria e dalle "priorità dell'ordine pubblico". Ci sono treni fermati per molto, molto meno. E hanno sbagliato tutti

Breve riassunto dei fatti accertati. Sul treno regionale 3075 Albenga-Milano, una trentina di ragazzi con sindrome di Down e i loro accompagnatori hanno tutti i posti riservati. I giovani devono tornare a Milano dopo una gita in Liguria. Il convoglio arriva a Genova Porta Principe in mezzo alla pasqualissima calca di viaggiatori e turisti. La carrozza viene presa d'assalto e i posti dei giovani disabili vengono occupati. Nella confusione generale, 3 agenti della polfer e 4 addetti di Trenitalia cercano di spostare gli occupanti abusivi, che non si vogliono smuovere nè c'è quasi fisicamente la possibilità, vista la marea umana di passeggeri. Non ci riescono con le buone. Confusione, insulti, disagio, persone imbufalite in attesa. Per quieto vivere, così, la comitiva viene dirottata verso un pullman sostitutivo. E il treno riparte per Milano, stipato e senza legge. 

Le reazioni di politici e istituzioni vanno dal blando all'accorato. Il governatore Toti ha stigmatizzato, ovviamente, l'episodio, ma ha anche aggiunto che è avvenuto "in una giornata evidentemente complicata per gli spostamenti di massa". Come a dire: non è colpa nostra se un sacco di gente viene qui per il ponte e non siamo pronti ad accoglierli con molti mezzi efficienti. L'unica voce che vale la pena ascoltare è quella di Marco Macrì, delegato Fand e Unione italiana ciechi e ipovedenti: "La Liguria dimostra di essere sempre molto poco inclusiva e di capovolgere quelle che sono le regole dettate dall'Unione Europea e dalla convenzione Onu in fatto di disabilità. I signori dovevano scendere e usare loro mezzi sostitutivi e non i disabili. In una società civile disabili bambini e donne hanno dei diritti, che non possono essere prevaricati da chi è in un'evidente posizione di vantaggio".

Non c'è ragione di ordine pubblico che tenga per un fatto del genere. Sono stati fatti fermare treni per molto meno: per persone senza mascherine o per discussioni risibili con i controllori. Da pendolare di vecchia data ho visto personalmente tragedie greche, monologhi teatrali del miglior Albertazzi o interi sermoni per ragazzini che avevano sbagliato, perfino in buona fede, integrazioni tariffarie al biglietto. Ho sentito personale di Trenitalia scusarsi per 3 ore di ritardo con un "evvabeh, che sarà mai, l'importante è arrivare". A Genova, invece, clamorosamente il rigore dei principi crolla in nome dell'efficienza e del "male minore". In fondo, a 25 ragazzi disabili non costa nulla prendere un pullman sostitutivo, anche e se con le scuse di Trenitalia, che non aveva preparato treni a sufficienza in previsione del break pasquale. Fermare un treno, far scendere e multare 25 occupanti abusivi, creando ritardi, malumore e astio, invece, costa fatica. Perchè c'è una carrozza in meno. Perchè non si sa dove mettere le persone, che occupano anche in corridoi.

Sorvolo sul comportamento border line di chi si è seduto e non si è voluto alzare. L'essere umano è per sua natura fallibile e in certi casi irrecuperabile. Ma le società complesse possono, devono e hanno la forza di correggersi e correggere le cose inique. Quel treno andava stoppato. Quei sedili andavano liberati, uno a uno, in modo coatto. Una volta, il presidente Mattarella ha detto che "il livello di civiltà di un popolo e di uno Stato si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica". Non è retorica vuota, ma il seme della nostra prosperità. Cedere su questi principi, far uscire 25 ragazzi disabili sconfitti da una stazione, è cedere un pezzo del nostro viver civile. Alcune testimonianze, poi, riferiscono di parole irripetibili dette nei confronti dei giovani. L'aver evitato l'accumularsi di un ritardo, l'aver "salvato" una domenica non fa che descriverci ancora più beceri e miseri. Teniamolo bene a mente le prossime volte che "insindacabili cause di forza maggiore" bloccheranno convogli per ore. 

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