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L'operazione

L'architetto, il radiologo, l'agricoltore: gli insospettabili fiancheggiatori di Messina Denaro

Arrestati tre "insospettabili": uno di loro, architetto presso il Comune di Limbiate, aveva ceduto la sua identità al boss per 10 anni

Tre uomini "insospettabili" sono stati arrestati con l'accusa di essere stati complici e fiancheggiatori del boss mafioso Matteo Messina Denaro, morto il 25 settembre del 2023 all'ospedale dell'Aquila. I carabinieri del Ros dei comandi provinciali di Trapani, Milano e Monza-Brianza hanno eseguito i provvedimenti scaturiti dall'indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo. Sono in corso perquisizioni in Lombardia e nel Trapanese. Da quando il boss è stato catturato il 16 gennaio 2023, altre 14 persone sono state arrestate con l'accusa di averlo aiutato nella sua latitanza.

Gli arrestati sono l'architetto Massimo Gentile, il tecnico radiologo Cosimo Leone e Leonardo Salvatore Gulotta. I primi due sono accusati di associazione mafiosa, il terzo di concorso esterno. Gentile, 51 anni, originario di Erice (Trapani), dal 2018 è dipendente del Comune di Limbiate (Monza-Brianza), dove si occupa dei procedimenti del comparto Lavori pubblici. Secondo la procura, avrebbe ceduto la sua identità a Messina Denaro dal 2007 al 2017. Con quel documento, il boss acquistò una moto Bmw nel 2007 e una Fiat 500 nel 2014, stipulò le relative polizze assicurative ed eseguì operazioni in banca. Massimo Gentile è parente di Salvatore Gentile (i padri dei due sono cugini di primo grado), marito ergastolano della maestra Laura Bonafede, legata sentimentalmente al defunto boss di Castelvetrano di cui avrebbe coperto per anni la latitanza.

Leone, tecnico di radiologia all'ospedale di Mazara del Vallo, avrebbe aiutato il boss a curarsi e l'avrebbe assistito mentre, da latitante, si trovava ricoverato nel nosocomio, fornendo a Messina Denaro un telefono ricevuto dal geometra Andrea Bonafede, che negli ultimi anni aveva "ceduto" al boss la sua identità. Quanto a Gulotta, di mestiere operaio agricolo, secondo la procura avrebbe fornito un'utenza telefonica a Messina Denaro dal 2007 al 2017. Infine Gulotta, addirittura dal 2007 e fino al 2017, avrebbe assicurato la disponibilità di un'utenza telefonica a Messina Denaro, che avrebbe consentito al boss di gestire i suoi vari mezzi di trasporto.

Omertà trasversale

La procura, riferendo gli arresti, ha parlato di "totale omertà" che "avvolge, come una nebbia fittissima, tutto ciò che è esistito intorno alla figura" di Messina Denaro, nonché intorno alle sue relazioni e ai suoi spostamenti. Una omertà che i magistrati definiscono "trasversale" e che ha "precluso agli inquirenti di avere spontanee notizie, anche all'apparenza insignificanti". Un atto d'accusa che non risparmia "medici, operatori sanitari o anche semplici impiegati di segreteria", da cui gli inquirenti lamentano di non avere ricevuto aiuto.

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