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Economia

Lettera aperta a Carlo Vichi, patron della Mivar... chiusa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Caro signor Vichi, ho letto, come moltissime altre persone, il suo sfogo odierno sui media e la sua offerta di una fabbrica a costo zero per cercare di realizzare la ripresa dell'attività produttiva. Come cittadino non posso che condividere ed ammirare la sua proposta, ma devo confessarle onestamente che mi stupisce fortemente "l'italianità" che trasuda dalle sue parole. Cerco di spiegarmi: se la sua fabbrica ha chiuso, o neppure aperto, e se le sue maestranze si trovano ora su una strada, non e' colpa della concorrenza estremo-orientale, ma proprio di quell'Italia che lei continua a citare. Uno Stato senza una seria politica industriale, colpevole di tartassare le imprese con un fisco ossessivo e oppressivo, e di rapinare le buste paga dei lavoratori con un prelievo alla fonte che non permette loro un decente grado di vivibilità.

Uno Stato che non ha mai pensato a una seria rete di trasporti che permettessero alle imprese di trasferire a basso costo le proprie merci. Uno Stato che, spesso con la complicita' delle sue diramazioni locali, ha stretto la morsa sulle imprese con lacci e lacciuoli sconosciuti in altre parti d'Europa. Per non parlare del sistema bancario "italiano", sempre pronto a soccorrere amici della politica o a finanziare cattedrali nel deserto totalmente improduttive, e che non conosce, come da altri parti, tipi di finanziamento a progetti innovativi e tecnologicamente avanzati.

Mi creda, signor Vichi, lei interpreta perfettamente il ruolo dell'imprenditore lombardo, che si e' fatto da solo, che ha investito nella propria azienda gli utili negli anni in cui questi c'erano e ha coperto con le proprie proprietà le perdite negli anni di crisi. Come tipicamente lombardi, da quasiasi parte essi provengano, sono i suoi dipendenti, pronti a scendere in campo al suo fianco pur di salvare l'azienda. Il Movimento che rappresento e' nato da poco, inizia solo ora il radicamento sul territorio insubre, ma non tema, ci schieriamo al vostro fianco, verremo a parlare con i lavoratori della sua azienda e, se sara' possibile, anche con lei, con immenso piacere……..

Cercheremo di farvi capire di chi e' la responsabilita' di tutto, e di come uscirne. In un solo modo, con la creazione di uno Stato Indipendente lombardo, che sicuramente non vedra' al suo interno lo svolgersi di questi drammi. Non ci spinge nessuna molla di carattere elettorale, non ci interessa farci pubblicita' sulle vostre spalle. Quello che ci preme e' la serenita' della popolazione lombarda, nella consapevolezza che non esiste possibilita' di Indipendenza politica senza un'economia forte e sana. La ringrazio dell'attenzione e la saluto, con una stretta di mano, da lombardi Alberto Schiatti pro Lombardia Indipendenza - Insubria

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