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Cosa è successo a Maignan durante Udinese-Milan: "Complici se non farete nulla"

Il portiere lascia il campo dopo gli ululati. Poi il ritorno sul terreno di gioco e la vittoria

Quando il cronometro segna il minuto 25, Maignan si avvicina all'arbitro, mette il dito vicino all'orecchio e poi mima la scimmia. Al minuto 33 succede lo stesso, ma questa volta il portierone del Milan - mentre il risultato è di 0-1 per i ragazzi di Pioli - si allontana dall'area di rigore, imbocca il tunnel seguito da Adli e poi da tutti i compagni. Cinque minuti dopo Magic Mike rientra in campo, consolato da tutti gli altri rossoneri. 

Sono i minuti di vergogna andati in scena sabato sera alla Dacia Arena di Udine dove il numero 16 del Diavolo è stato più volte bersagliato con insulti razzisti. "Nel primo tempo, quando sono andato a prendere il pallone dietro la porta, ho sentito i versi della scimmia e non ho detto nulla. Poi l'hanno rifatto, così ho chiamato il quarto uomo e ho spiegato cosa fosse successo. Così non si può giocare. Non è la prima volta, dobbiamo dare un messaggio importante. Un segnale", ha spiegato lo stesso Maignan nelle interviste post partita. 

"I veri tifosi vengono allo stadio per tifare, queste cose nel calcio non possono succedere. Non volevo rientrare, il nostro è un grande club e abbiamo un grande gruppo. Sono venuti tutti da me, e dopo siamo entrati in campo per vincere la partita. La risposta giusta era ottenere i tre punti", ha proseguito il portiere. 

Il club si è subito schierato con il proprio calciatore scrivendo praticamente in diretta: "Non c'è assolutamente posto nel nostro sport per il razzismo". Un post a cui ha risposto anche l'Inter dicendo "siamo fratelli del mondo, siamo contro ogni discriminazione" e "siamo con te Maignan". 

Le accuse a Udinese e procura

Nel pomeriggio di domenica Maignan si è poi sfogato su Instagram. "È un sistema che deve assumersi la responsabilità: gli autori di questi atti perché è facile agire in gruppo, nell'anonimato di una tribuna; gli spettatori che erano sugli spalti che hanno visto tutto, sentito tutto ma hanno deciso di tacere, siete complici; l'Udinese che parlava solo di interruzione della partita, come se niente fosse, sei complice; le autorità e il procuratore, con tutto quello che sta succedendo, se non faranno nulla, saranno complici anche loro", ha scritto il portiere. 

E ancora: "Non è stato attaccato il giocatore. È l'uomo. Il padre di famiglia. Non è la prima volta che mi succede - si legge nel lungo post scritto dal giocatore rossonero - e non sono il primo a cui succede. Abbiamo fatto annunci, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla". "Non sono una vittima, e voglio dire grazie alla mia società il Milan, ai miei compagni, all'arbitro e ai giocatori dell'Udinese, e a tutti coloro che mi hanno inviato messaggi, chiamato, supportato in privato e in pubblico - ha concluso -. Non riesco a rispondere a tutti ma vi vedo e siamo insieme. È una lotta dura, ci vorrà tempo e coraggio ma è una lotta che vinceremo". 

Video embed da Dazn Youtube
 

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