La psicologa ucraina coi bambini malati rifugiati: "Li facciamo sentire accolti"
A Milano da anni, Tetiana Molodii ora è impegnata con Soleterre: "La situazione che sta vivendo il mio popolo è la morte".
In Italia da otto anni, psicologa, Tetiana Molodii lavorava a scuola, a Milano, quando è scoppiata la guerra nel suo paese, l'Ucraina. Ora è impegnata tutti i giorni in un ospedale per l'accoglienza di mamme e bambini connazionali insieme all'associazione Soleterre, che l'ha trovata attraverso un'associazione di donne migranti con cui lei svolgeva attività anche in precedenza.
Fin dall'arrivo dei primi profughi è sorta anche la necessità di organizzare servizi di accoglienza. Non solo un tetto sotto cui dormire. "Quando Soleterre mi ha chiesto di partecipare all'accoglienza di bambini e famiglie, mi è sembrato il minimo che avrei potuto fare per il mio popolo", racconta Tetiana. E in Polonia, dove si è recata sempre con Soleterre per raggiungere e portare in Italia le famiglie, con i piccoli pazienti oncologici, ha visto "la speranza negli occhi dei bambini, ma anche delle mamme, che prima avevano paura di non riuscire a procurare le cure necessarie per i loro figli". Soleterre ha organizzato diversi voli per trasportare in Italia chi aveva bisogno di cure mediche.
L'impegno in ospedale
L'impegno ora prosegue all'ospedale di Pavia, dove i piccoli sono ricoverati. "Con le mamme e i bambini - prosegue - parliamo sempre in ucraino. E' una cosa fondamentale per le famiglie. Sentire la loro lingua madre, con i traumi e lo stress che hanno vissuto, li fa sentire accolti e un pochino a casa, anche se non lo sono. Per loro è importante avere qualcuno che parli l'ucraino. Io sono molto contenta di poter fare questo e ascoltare tutti i giorni le loro storie, i racconti, le preoccupazioni".
Sullo sfondo la guerra, che prosegue ormai da quasi due mesi. "La situazione che vive il mio popolo è la morte", conclude Tetiana: "E' una cosa che non si riesce a spiegare. La mente umana non riesce a capire come mai succedono queste cose. Dobbiamo essere forti e uniti, sperare che il mondo finalmente impari qualche lezione e non si ripetano mai più crimini contro l'umanità come questo".