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Chiara, costretta a fuggire perché lesbica e la raccolta fondi per una nuova vita

La ragazza è fuggita a Milano per salvarsi dalle violenze della sua famiglia

Costretta a fuggire, a scappare, spinta a lasciare la sua casa, la sua città. Obbligata a cercare "un nuovo inizio", come ha scritto lei stessa in quella raccolta fondi che alla fine le ha fatto scoprire che in questa battaglia non è sola. La battaglia è quella di Chiara Rolla, 27enne lombarda - iscritta all'ordine degli psicologi - che a inizio maggio si è rifugiata a Milano dopo mesi di violenze da parte della sua famiglia soltanto perché Chiara ama un'altra donna. 

A raccontare cosa le è accaduto è lei stessa sul proprio profilo Instagram, dove fa bella mostra di sé la frase "Love is love". La 27enne, che ancora non è riuscita a trovare un lavoro e non ha una casa in cui vivere, ha confessato di essere scappata di casa "perché discriminata, insultata. Mi sono sentita dire di essere malata, una delusione, una vergogna per la famiglia, addirittura di aver distrutto la mia famiglia solo perché amo una ragazza da 3 anni e loro considerano questo al pari di una condanna, una perversione".

"Mia madre ha anche problemi psichiatrici ma rifiuta di farsi aiutare, arrivando a delirare, seguirmi ma soprattutto diventando violenta sia verbalmente che fisicamente. Sono fuggita da una prigione con la consapevolezza di trovarmi su una strada, di dover ripartire da zero ma con la possibilità di denunciare queste discriminazioni tramite la mia esperienza - ha spiegato la giovane -. Sono terrorizzata e delusa, non ho più una famiglia perché sono omosessuale ma so bene che chi è malato non sono di certo io e non auguro a nessuno di passare ciò che sto affrontando io ora".

Per cercare un "nuovo inizio", nei giorni scorsi Chiara ha aperto una raccolta fondi su "Gofund.me" e in poche ore ha raccolto oltre 3mila euro e numerosi messaggi di supporto. "Ho deciso di aprire questo spazio perché ho bisogno di un aiuto economico per trovare una sistemazione dignitosa. «Delusione, vergogna, malata, perversa e disgrazia di Dio». Da oltre 3 anni vivo quest'inferno. Sono fuggita da una prigione dorata fatta di agi e repressione con la consapevolezza di trovarmi su una strada, di dover ripartire da zero - ha ribadito Chiara -. Sono terrorizzata e nessuno merita di vivere così. Una vita condannata e controllata in modo ossessivo e tossico solo per la colpa di amare".

"Ho deciso di raccontare la mia storia per denunciare questa discriminazione e per lanciare un segnale d'aiuto perché non siamo tutelati da nessuna legge costretti ad arrangiarci come possiamo. Stiamo entrambe cercando attivamente un lavoro per poter iniziare a vivere e non più a sopravvivere - ha concluso, parlando della sua compagna -. Vi chiedo tutto il sostegno possibile, anche un piccolo gesto può fare un’enorme differenza". Una differenza che significhi un "nuovo inizio". Con la libertà di amare chiunque. 
 

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