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Il patrono

Le parole dell'arcivescovo Delpini durante la "messa della polizia"

La celebrazione della messa in occasione di San Michele Arcangelo, patrono della polizia di Stato

"La divisa non è per indicare un bersaglio, ma per dichiarare un'appartenenza perché questo fa il legame tra le persone per bene, tra i figli di Dio. In casa mia posso essere fiero di me perché la mia famiglia non dovrà mai vergognarsi di me. La stima di quelli di casa è più importante di un guadagno disonesto, di una figura pubblica prestigiosa o una posizione importante". Lo ha detto giovedì mattina l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, durante la celebrazione della messa in occasione di San Michele Arcangelo, patrono della polizia, nella chiesa di via Osoppo, a Milano.

"Il valore di una persona non è nei riconoscimenti che riceve o nei guadagni. Michele e i suoi angeli vincono il complesso di inferiorità perché la vita non si limita alla carriera, è una vocazione", ha proseguito Delpini. "Ognuno è autorizzato ad avere stima di sé perché sente su di sé lo sguardo di Dio. Nessuno deve sottovalutarsi se si guarda tramite lo sguardo di Dio. L'orgoglio più che guadagnarsi ammiratori, vi impoverisce degli amici. La prepotenza più che permettere uno scatto di carriera, vi deruba della gioia", ha terminato l'arcivescovo. 

Il questore di Milano, Giuseppe Petronzi, durante il suo intervento nel corso della celebrazione si è detto ottimista: "L'esperienza del passato ci permette di guardare al futuro per intraprendere nuove sfide. Su di noi c'è una responsabilità, che è quella di trovare equilibrio nell'esercizio delle nostre attività. Lo avvertiamo nel dirigere i nostri ragazzi che quotidianamente si confrontano con questa realtà. Grazie per questo impegno quotidiano", ha chiuso il questore.

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